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La ricerca ‘Mobilità e Ambiente in una Visione Integrata di Sistema’
La ricerca Usa sui possessori di auto ibride
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Un’auto per l’ambiente

21/12/2007

Ecco cosa comunicherà l’industria automobilistica i prossimi anni. Pur senza voler negare l’importanza della valenza emotiva, base di scelta comunque indiscutibile, l’ambiente e la necessità di creare una cultura per la sua salvaguardia sempre più saranno le linee guida del dialogo tra i brand dell’auto e il loro mercato. Anche perché, aver coscienza di poter contribuire alla diminuzione dell’emissione di polveri sottili e di Co2 nell’atmosfera, potrebbe essere lo stimolo a nuovi acquisti, specie dopo che la finanziaria 2008 sembra negare i suoi ‘aiuti’ al settore. Non prorogando gli incentivi alla rottamazione, infatti, lo lascerebbe solo, in balia della responsabilità sociale degli italiani.

Nel corso della conferenza stampa Unrae di fine anno, sono state anticipate alcune delle evidenze più significative della ricerca sulle ‘Motivazioni all’acquisto dell’auto’ nel 2007 (e come proiezione sul 2008), realizzata dall’Istituto Piepoli per conto di Unrae e Confcommercio, che verrà completata e resa pubblica a metà gennaio.

Al primo posto c’è il buon rapporto qualità/prezzo (40%), seguito da bellezza della linea (25%). Bassi consumi/ecologia e relativi incentivi , invece, sono al terzo, con il 24% degli intervistati a ritenere queste condizioni determinanti. Ben il 64% dei propensi all’acquisto, poi, ha dichiarato di voler usufruire degli incentivi, e il 54% li ritiene ‘molto importanti’ ai fini della riduzione delle emissioni di CO2. Nello specifico, l’81% dei propensi all’acquisto mette l’accento sull’attenzione all’ambiente e il 97% sulla sicurezza.

Non a caso la politica degli incentivi nel 2007 è valsa più di 500.000 nuove auto vendute, portando rinnovata linfa al settore. I risultati si riferiscono alla ricerca ‘Mobilità e Ambiente in una Visione Integrata di Sistema’, promossa da Promotor International in collaborazione con Anfia e Unrae e condotta da Csst. Come si evince, in molti hanno approfittato preferendo il nuovo all’usato, così come altri hanno anticipato di uno- due anni l’acquisto. Nel dettaglio, l’87% dei nuovi clienti ha sostituito vetture euro 0 ed euro 1 con le nuove euro 4. Solo il 3% ha optato per metano o Gpl, mentre il restante 10% è costituito da chi non ha comprato la nuova auto in sostituzione, dunque non ha demolito la vecchia. 

Dati che spiegano la perplessità dell’industria di fronte al diniego della proroga del provvedimento di incentivazione. Come dichiarato da Ernesto Auci, direttore relazioni istituzionali Fiat, in una recente intervista al Tg5, infatti, si dovrebbe mantenere l’incentivo per almeno un paio d’anni, così da aiutare il rinnovo del parco veicoli per il 2011.

Al di là dell’interesse di parte, è importante capire perché. La risposta è tutta tecnologica. Il carico emissivo medio di una vettura diesel di nuova immatricolazione è di oltre l’80% inferiore a quello della medesima auto del ’95. Guardando alle ‘a benzina’, poi, la tipologia euro 4, munita di filtro anti particolato, e quella euro 5, omologazione obbligatoria a partire dal 2009, addirittura del 95%. Significa che nel 2011 di questo tipo di inquinamento saranno colpevoli solo le auto vecchie. Ma il problema è più complesso e non riguarda solo il particolato. Altrettanto nociva, infatti, è l’emissione di Co2, meglio conosciuta come causa del cosidetto ‘effetto serra’.

Contrariamente a quanto succede per l’emissione di polveri sottili, dove sono stati definiti livelli massimi di tollerabilità, impegnando anche gli enti locali a predisporre piani per il risanamento, in riferimento all’emissione di Co2 non c’è ancora nulla di certo. Anche se la Ue ha già anticipato l’intenzione di introdurre, a partire dal 2012, un obiettivo a 130 grammi di emissioni medie di Co2 per chilometro.

Terreno, dunque, che vedrà impegnate le case automobilistiche. Già dal 1998 avevano stretto un accordo per definire i limiti massimi di Co2 tollerati con obiettivo a 140 grammi per chilometro entro il 2008. Tecnicamente, il dato dipende dal peso dell’auto e dal consumo di carburante, alimentando in tal senso la sfida del prossimo futuro. Oggi l’industria spende 20 miliardi di euro l’anno in ricerca e sviluppo, focalizzandosi sul miglioramento delle tecnologie dei motori convenzionali e dell’aerodinamicità delle forme, sulla riduzione del peso dell’auto e dei suoi consumi, sullo sviluppo di tecnologie di motori alternativi, ad esempio gli ibridi.

A proposito dei quali, c'è da segnalare il risultato emerso da una recente ricerca Scarborough svolta negli Usa. In sintesi, l’acquisto dell’auto ibrida corrisponde a un target molto interessante. Il 40% dei possessori, infatti, guadagna più di 100.000 dollari l’anno, il che significa il doppio della media nazionale. Possiede una laurea di secondo grado e, politicamente, sceglie la parte democratica. Sono persone attive, impegnate in molte attività extra lavoro e a casa, consce dell’importanza del proprio benessere, dunque attente. Non a caso frequentano club e palestre, praticando discipline come lo yoga e il pilates.

Ma torniamo alla nostra Penisola. Un problema complesso, quello ambientale, tanto che la ricerca Promotor fa esplicito riferimento al concetto di visione integrata di sistema, inglobando in esso governo, enti locali e industria automobilistica. Al ruolo del primo stakeholder abbiamo già brevemente accennato, citando i risultati e le illusioni non attese dell’incentivazione. In quanto ai secondi, le iniziative sono differenziate a seconda dei territori, dal blocco delle auto in determinati giorni dell’anno al tanto discusso Ecopass, attivo a Milano dal 2 gennaio 2008, oltre alle azioni finalizzate alla regolamentazione del traffico e alla gestione intelligente della mobilità.

Torniamo, allora, a parlare del terzo soggetto, l’industria automobilistica. Nel comunicare con il suo pubblico, all’importanza dell’innovazione tecnologica quale via per la salvaguardia dell’ambiente, si uniscono anche raccomandazioni comportamentali. Si tratta della diffusione delle ‘modalità di guida eco-driving’. Utilizzare le marce alte, mantenere costante la velocità, anticipare la dinamica del traffico, spegnere il motore ad auto ferma, controllare la pressione delle gomme.

Perché, che lo si creda o no, il trasporto su strada, da cui tanto dipende il nostro paese, è la prima causa di inquinamento in Europa, almeno relativamente alle polveri sottili. Secondo fonte Eea 2007, su dati 2004, a esso è imputato il 26% delle emissioni totali. A seguire, produzione di energia (22%), industria (17%), agricoltura (16%), altro trasporto (10%), riscaldamento (7%), altro (2%). Ovviamente molto cambia nel dettaglio di ogni singolo paese e, per ognuno, da regione a regione. In Lombardia, ad esempio, il ‘contributo’ del trasporto su strada vale ben il 32% e sale al 47% quando l’osservazione si focalizza sulla provincia di Milano.

 

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