Rapporto Coop 2011, gli italiani si affidano al gioco e diventano consumatori 'abili'
09/09/2011
Un Paese senza fiducia dove l’accelerazione dell’inflazione, la debolezza del mercato del lavoro e la manovra depressiva per consolidare la finanza pubblica hanno fatto piazza pulita dei deboli segnali di recupero captati a inizio 2011. Questo l'esordio di Coop, che ha presentato ieri a Milano Il Rapporto 2011 'Consumi & Distribuzione'.
Stando all'analisi, il reddito a disposizione delle famiglie è tornato indietro di un decennio. Circa l’80% delle famiglie italiane è convinta di vivere al di sotto o sul limite di uno standard appena accettabile (a fronte del 44% della Germania e del 54% della Francia) e si attinge sempre di più ai propri risparmi per finanziare il consumo corrente, benché la spesa rimanga ancora ampiamente inferiore ai livelli pre-crisi.
Negli ultimi dieci anni il potere d’acquisto delle famiglie è calato del 7% ma gli effetti della manovra, in particolare il ricorso all’aumento dell’Iva, peseranno in misura più considerevole. Ogni punto di Iva in più pesa 7 miliardi sui minori consumi
annuali. L’aumento al 21%, dice la Coop, va a intaccare settori già penalizzati (l’abbigliamento nel primo semestre 2011 fa segnare un -8%, il bazar sfiora il -6%, il multimediale sfiora il - 15%).
Epicentro della crisi il Mezzogiorno, dove si allarga la forbice della disuguaglianza rispetto al resto d’Italia. Per quanto riguarda la condizione dei giovani, nel nostro Paese solo uno su due crede ancora nel valore dell’istruzione e della formazione professionale (a fronte di una larga maggioranza in tutti i Paesi europei, in testa la Germania) e nemmeno risultano allettati dall’autoimprenditorialità (i giovani italiani interessati sono solo il 27% a fronte di una media continentale del 43% e di un dato della Spagna che supera il 54%). In compenso, come extrema ratio gli italiani si affidano al gioco. A fine 2011 saranno oltre 73 i miliardi (quasi il 20% in più del 2010) spesi in giochi a premi, lotterie e slot
machine (una spesa superiore a quella per l’abbigliamento e le calzature e pari a circa il 60% dei consumi alimentari).
Per trovare l'equilibrio le famiglie italiane sacrificano i consumi no-food (auto, arredo casa, multimedia, elettrodomestici e abbigliamento), ma tagliano anche gli alimentari e modificano il carrello della spesa dove tornano a crescere i prodotti di base (olio d’oliva, latte uht, tonno in scatola). Crescono il carrello etnico e il pronto (a elevato livello di servizio), ma perdono forza i carrelli salute e lusso.
Gli italiani si dimostrano sempre più sobri (più consumi in ambito domestico), più abili (cercano promozioni, prediligono il supermercato ma fiutano nuovi formati di spesa come i discount e gli specialisti drug), più nomadi (il 35% vaga da un punto vendita all’altro) e soprattutto sempre più pessimisti (il 42% dichiara peggiorate le proprie prospettive di lavoro, un anno fa era il 23%). Unica nota positiva la rinnovata attenzione agli sprechi. Si rivolgono infatti a confezioni più piccole, riempiono meno il frigo di cibi freschi (meno carne, pesce, ortofrutta) acquistano di meno acqua minerale e detersivi, più sacchetti per la spazzatura e meno stoviglie di plastica (-10%).
Il Rapporto Coop 2011 'Consumi e distribuzione' è redatto dall’Ufficio Studi di Ancc- Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. (Ricerche per l’Economia e la Finanza) e supporto d’analisi di Nielsen.
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