A Feltri e Belpietro il 20% di Libero: liberi di essere berlusconiani. Perché non paga più lui
23/12/2010
“Come succede invece a molti di coloro che lavorano nel nostro paese, dagli scrittori della Mondadori ai registi”, ha ironicamente commentato lo stesso Vittorio Feltri, ieri a Milano, in occasione della conferenza stampa che ha ufficializzato la sua discesa in campo quale editore, assieme a Maurizio Belpietro, acquisendo i due il 10% a testa di Libero. Di cui Feltri aveva già posseduto il 36% del capitale, era il 2000 e il quotidiano veniva da lui stesso fondato (ascolta il suo racconto del perché poi si è trovato nella condizione di dover cedere le quote). Nessuna ‘polemica’ però contro il Giornale (si sussurrava che l’asse Sallusti-Santanchè lo avesse infastidito), semplicemente sarebbe stato impossibile pensare lì a una condizione simile visto che, a quanto dallo stesso Feltri dichiarato, Berlusconi non cede niente, nemmeno le auto di seconda mano, preferendo piuttosto la rottamazione.
Senza dimenticare la voglia di tornare a lavorare con Belpietro (era già successo più di vent’anni fa in un quotidiano di Bergamo, cui seguirono Europeo, Indipendente e Giornale), specificando non ci saranno numeri 1 e 2, ma semplicemente due direttori-editori (Belpietro resta direttore responsabile, Feltri diventa direttore editoriale, tornerà a scrivere quando finirà la sospensione decisa dall'ordine per il caso Boffo) con una quota del 10% a testa e l’ambizione di aumentarla.
In quanto agli aiuti, poi, la posizione è chiara, “Libero può andare avanti anche senza ‘provvidenze’, ma è certo che debbano essere o per tutti o per nessuno”. Toccando pure il tema degli abbonamenti, che farebbero bene all’editoria se anche in Italia potessero essere consistenti rispetto alle edicole (in Svizzera, ad esempio, valgono l’80% delle vendite). Invece, la distribuzione finisce per pesare non poco sui conti, basti pensare al numero di copie necessarie a coprire 33.000 edicole.
Tornando al ‘nuovo’ Libero, sarà ancora più snello, veloce, moderno, e crederà sempre più al web (il sito di Libero a ottobre ha segnato un +120% di crescita degli utenti unici e +220% delle pagine viste, a quota 8 milioni al mese) e nuove tecnologie, iPad in testa, prevedendo investimenti. Obiettivo, la leadership nell’opinione di centro destra, partendo già oggi da 100.000 copie (dato di novembre, con dicembre che si aspetta qualche copia in più), forte di quelle che saprà aggiungere il ritorno di Feltri e del traino delle firme del quotidiano. Giordano, Facci, Mughini, Maglie, Socci, Pansa (che peraltro intensifica la collaborazione spostando qui la rubrica ‘Il bestiario’), immaginando si aggiunga Veneziani, che potrebbe seguire Feltri qui, lasciando il Giornale.
Infine, la raccolta pubblicitaria. Dopo un 2010 non brillante per il carteceo, tanto che a ottobre si è cambiata la concessionaria passando da Visibilia a Pk, si guarda ottimisti al 2011, mentre il web (tutti i prodotti digital sono gestiti in esclusiva da Websystem del Gruppo24Ore) è già positivo e punta al raddoppio (ascolta a proposito le parole di Maurizio Belpietro al microfono di youmark), avendo la rete convinto pure Feltri. A noi ammette rappresenti il futuro che c’è già, pur ribadendo che non occorre essere ferrovieri per prendere il treno.
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