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Ricerca Upa sull’iPad. Creativi alla riscossa, c’è bisogno di voi su questo nuovo media

10/11/2010

Che è poi la giusta definizione per parlare di tablet. Sgombrando il campo dalla voglia di renderlo simile a, piuttosto che surrogato di. Trattasi, infatti, di inedita creatura. Crocevia perfetto tra la semplificazione del web, l’estetizzazione dei giornali, il calore della tv (ascolta al microfono di youmark Raffaele Pastore, direttore studi e ricerche Upa). Con la capacità, potenzialità, di rendere la pubblicità più impattante. Ancora poche le case da manuale, ma se Gartner ha ragione (stima che a fine 2011 saranno 54 milioni gli iPad venduti nel mondo e per il 2014, 208 milioni. Con l’italia a valere il 2% di tale quota. Dunque, partendo oggi dai 300.000 venduti, arriverà al 2014 con 4 milioni), non crederci sarebbe come chiudere gli occhi davanti a un fenomeno che promette lo stesso impatto che ebbe la tv. 

Augurandosi che per l’Italia sia ulteriore stimolo a superare i limiti infrastrutturali. Appena 4000 i punti Wi-Fi (solo di recente è stato liberalizzato l’accesso, facendo decadere il decreto Pisanu del 2005, che prevedeva il controllo della carta d'identità per connessioni da locali pubblici) e la banda larga che ancora non è per tutti. 

E che soprattutto la creatività si sforzi di non travasare lì quanto già esiste. Perché il banner non funzionerebbe, ma nemmeno lo spot (dato tra l’altro per acquisito l’assioma che multimedialità significa complementarietà. Con internet a servire da potenziatore del resto). Come dire, c’è una nuova pubblicità, impattante, immediata, interattiva, calda e coinvolgente che aspetta di essere inventata. E pure venduta. Mostrandosi all’orizzonte il problema dei soggetti preposti. Se, infatti, gli spazi in Italia sono per ora regalati dalle concessionarie degli editori, travasandovi quanto già venduto nei loro mezzi, negli Usa la sfida è già in corso. Con Apple e Google a scendere in campo per il presidio del mercato a livello di app. Seppure nemmeno lì si sia ancora risolto il problema della accountability, mostrando quanto le ‘audi’ d’oggi per l’iPad poco contino. 

Ma veniamo ai risultati della ricerca (di cui alleghiamo slide) commissionata da Upa a Gpf. In sintesi 4 le conclusioni. L’uso dell’ iPad nulla toglie allo status di giornale. Che anche qui si sfoglia, ma con il plus di arricchire la monodimensionalità della carta, potenziando le possibilità di esperienza. Esaltando il contenuto, inoltre, l’iPad amplifica anche l’impatto della pubblicità, che torna a essere contenuto. Svanisce, poi, la segmentazione generazionale. Dai 18 ai 45 anni, infatti, l’evidenza parla di target omogeneo (ovviamente ricordando il problema dell’estraneità al web degli over 55 italiani. Internet ha tra loro una penetrazione appena del 16%, contro, ad esempio, il 67% dell’Olanda). Infine la sua magia. Tale è recepito da chi lo usa, grazie al suo essere contemporaneamente web facilitato, giornale estetizzato e pure tv. 

Non a caso, la gente qui si mostra maggiormente fascinata anche dalla pubblicità. Che nel nuovo media dovrà assumere presto grande valore. Non solo perché crescerà notevolmente il numero di iPad in circolazione, ma anche perché, come si sa, un media vale per la qualità del target che attira e per il tempo che in esso lo stesso spende. E a proposito, negli Usa il tablet è già leader. I minuti dedicati alla lettura di giornali e riviste, infatti, raggiungono un numero pari a 60 sul cartaceo. Si abbassano a poco più di zero sul web, pareggiano i 60 su iPhone, ma salgono sino a 100 via iPad.

 

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