Sei in: Youmark > Rubriche > Case History
Alastair John Campbell
Alastair John Campbell durante la sua lectio magistralis
Da sinistra: Hassan Abouyoub (Ambasciatore del Regno Unito del Marocco), Vincenzo Boccia (Presidente Piccola Industria di Confindustria, Vice Presidente di Confindustria Delegato per Businessmed, Presidente Onorario Assafrica e Mediterraneo), A. Campbell, Franco Pomilio (Ics Chairman, Presidente Pomilio Blumm), Cesare Patrone (Capo del Corpo Forestale dello Stato), Francesco Pira (giornalista e sociologo della Comunicazione, Università di Udine e moderatore dell'incontro)
rss

La comunicazione può aiutare contro la crisi. Bisogna saperla fare. Molta la colpa dei media

04/10/2010

Parliamo del Communication Summit, svoltosi lo scorso giovedì a Roma (in collaborazione con Assafrica & Mediterraneo, Confindustria e La Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza), tutto incentrato sul valore della comunicazione in tempo di crisi. Un momento di incontro e confronto tra le più grandi personalità del mondo delle istituzioni, delle imprese e della ricerca, sia italiani che internazionali, con esperti di comunicazione e risk management. Youmark c’era e vi propone il succo delle evidenze più salienti emerse.

Partendo dal primo imputato, il mercato globalizzato. Insomma, la crisi dell’euro e le strategie affrontate dalle banche per superare la recessione, i nuovi rischi e le nuove opportunità energetico-ambientali, la crescita in controtendenza del ‘nuovo’ Mediterraneo africano e medio-orientale, tra Mercato Unico, europeizzazione e nuove distanze culturali. Perché tutto questo congiuntamente rappresenta nuove vie di sviluppo, aprendo lo scenario a inedite politiche economiche, ma anche a complessità e imprevedibilità.

In qualità di main speaker, è stato Alastair Campbell a tentare una ‘lezione’, una sorta di vademecum pratico, dell’how to do, con esplicite regole per gestire la crisi, che a monte merita sempre un’analisi qualitativa, distinguendo si tratti di vera, indotta o costruita.

Viviamo in un’epoca di cambiamenti radicali e improvvisi che spingono i politici a prendere decisioni difficili e siamo tutti malati di una sorta di frenesia mediatica che ci induce al consumo dipendente dei mezzi di informazione, vecchi e nuovi. Always on 24 ore su 24, una smania che rischia di scatenare lo scambio di allarmismi e nevrosi. Basti pensare alla recente pandemia del virus H1N1, amplificata dal grande megafono televisivo e poi sfociata in un banale virus stagionale.

Ecco perché l’Objective Strategic Tactic (Ost) diventa fondamentale. In pratica, significa essere chiari sugli obiettivi da raggiungere e la tattica da condurre. Occorre eleggere la persona giusta per trattare coi media. Non è sempre e necessariamente il ceo, ma chi ha maggiori doti comunicative e capacità di rispondere con velocità al momento difficile, perché se lo stato di crisi viene trasmesso senza che nessuno dell’azienda lo contenga o contraddica, sarà difficile sradicare quella convinzione nell’opinione pubblica. Fondamentale ‘centralizzare’, cioè capire chi assume il comando, identificando una leadership forte e chiara cui tutti dovranno fare riferimento.

Ovviamente accordandosi sul messaggio da trasmettere ai media, dal ceo allo staff dipendente (comunicazione interna), concentrandosi sui punti salienti su cui far leva per risalire, evitando che le persone determinanti per l’impresa siano sempre impegnate a risolvere la crisi quotidiana, ma si adoperino anche per ripristinare la normalizzazione aziendale.

L’intervento di Mr. Campbell è stato arricchito anche dal contributo di esperti del settore. Tra loro, Mario Morcellini, presidente della conferenza dei presidi di Scienze della Comunicazione, che ha parlato di crisi come altro ‘format della comunicazione’. Solo aumentando il livello di cultura, personale e/o aziendale, e considerando la comunicazione quale baricentro mobile della società, l’individuo può avere una chance di previsione e quindi di gestione della crisi.

Senza dimenticare i risultati di una ricerca dell’Osservatorio della comunicazione di Pavia (illustrata dal responsabile Antonio Nizzoli), che ha dimostrato come ormai la parola ‘crisi’ sembri dominare ogni evento trattato dai media. Insomma, l’emergenza è quella dei media italiani che succede costruiscano situazioni ‘reali’, partendo da rappresentazioni fittizie, ossia che influenzino la percezione di uno stato di crisi, in base alla convinzione, diffusa tra gli addetti ai lavori, che se un evento non è comunicato in toni drastici o catastrofici, non è notiaziabile (bad news, good news).

Chi è Alastair John Campbell
Giornalista inglese. Caposervizio della redazione politica del quotidiano The Daily Mirror dal 1989 al 1993, è stato consigliere del leader del Labour Party, Neil Kinnock. Dal 1994 al 1997 portavoce di Tony Blair, capo dell'opposizione. Quindi, chief press secretary (Capo ufficio stampa), dal 1997 al 2001, del Primo Ministro britannico Tony Blair, di cui ha svolto anche il ruolo di direttore delle comunicazioni e della strategia dal 2001 al 2003. Rassegnò le dimissioni dall'incarico a seguito delle polemiche che circondarono la morte per suicidio dell'esperto nucleare David Kelly e la conseguente commissione d'inchiesta guidata da lord Hutton.

Dal nostro inviato Francesca Mautone

 

guarda tutte le Case History


Giorno Settimana Mese