Patagonia: utile come mezzo, non fine. Investire in valore. Niente altro
06/11/2009
320 milioni di dollari di fatturato nel mondo. Circa 26 milioni in Europa, di cui il 30% in Italia. Sono le cifre del business Patagonia. A stento esibite perché in realtà non sono loro il fine. Semplicemente mezzo, per realizzare ciò in cui si crede. Il top per vestire la propria passione sportiva. Il capo più leggero, il più duraturo. Il meglio per aiutare l’ambiente e il mondo. Il 70% dei prodotti, infatti, è già riciclabile e il 60% contiene fibre ecologiche (l’obiettivo è portare entrambi gli indicatori al 100%). In più, si è costituita la fondazione ‘1% for the plane’, che oggi raccoglie 235 industrie che donano l’1 per cento dei profitti a progetti ecologici, si sono comprati e trasformati in parchi protetti migliaia di ettari in Argentina e Usa, e molto altro ancora.
Ieri, nel flagship store italiano di Corso Garibaldi 127, a Milano, in occasione del lancio del suo libro ‘Let My People Go Surfing’ edito da Vivalda Editori, youmark ha intervistato Yvon Chouinard, fondatore e proprietario Patagonia. Il self made man americano, born in the ’60, in esso si racconta, a partire da lui ragazzo e dagli albori della sua azienda, di cui, ribadisce, l’obiettivo non è mai stato solo il business.
Nessun dubbio sul fatto che il suo prodotto si debba scegliere per la qualità (non a caso nell’esposizione il prezzo è sempre nascosto), ma soprattutto lo si deve fare per comunanza di visione. Con la sostenibilità a fare da collante, unitamente alla scelta di consumare meno per il bene del mondo, optando per prodotti che durino in eterno. Senza che questo cozzi con gli interessi di business. Qui, infatti, l’utile è mezzo, non fine.
Pochissimi gli investimenti in comunicazione. Negli Usa si inizia ora a incrementare la spesa per la gestione dei social network, in Europa si opta principalmente per attività di ufficio stampa. Con l’e-commerce che cresce regalando soddisfazioni di vendita paritetiche a quelle della distribuzione. Solo 5 i negozi di proprietà in Europa (quello di Milano, aperto nel 2002, è l’unico italiano), 700 i rivenditori. Mentre nel mondo Patagonia è presente, oltre che negli Usa, in Giappone.
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