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Aegis Media si appropria della sostenibilità. Anche a Milano Clownfish

19/06/2009

La unit, infatti, ha debuttato ieri in Italia. Ma l’acquisizione dell’omonima società a livello internazionale era già avvenuta lo scorso anno. Con una proposta di espansione che ha fatto cadere le resistenze della sua fondatrice, Nadia Verde Nieto, oggi ceo Clownfish, dopo i non pochi no ad altre proposte esterne. Volendo soprattutto essere in Cina. Che la stessa al microfono di youmark cita come uno dei paesi più all’avanguardia sul tema. Tanto che oggi, oltre alla sede londinese, Clownfish è presente pure a New York e Shangai. E anche a Milano (ne è project manager Richard Davis) su cui l’aspettativa è molta. Perché la domanda di sostenibilità si fa consistente. Lo dimostra la ricerca CCS-Sustainability, a firma Aegis Media

Con la premessa che comunicare non è tutto. Nel senso che a monte c’è sempre un modello di business, anzi di vita. tanto che Clownfish tiene a precisare la propria competenza ad aiutare le aziende ad individuare il proprio percorso di sostenibilità, in coerenza con ogni specifico business, garantendo credibilità alle azioni, nonché ottemperanza alle pressioni legislative e di mercato. 

Perché sono i consumatori a richiederlo. Nascendo una domanda sempre più rilevante. Anche in Italia. Soprattutto giovani. E molto spiegano i numeri. Il 74% degli italiani dice di aver sentito parlare di sostenibilità, per il 57%, è addirittura necessità, per il 38% opportunità. Mentre solo il 3% risponde appellandola a moda. Il che significa che non lo è per niente. Tre sono le aree in cui si esprime: sociale, economica e ambientale. 

In merito a quest’ultima emerge come per la gente siano più stringenti i problemi vicini. Così, il 72% menziona l’inquinamento dell’aria, contro il 42% che cita il riscaldamento globale. E’ pari al 35%, comunque, la percentuale di chi ritiene si debba fare personalmente qualche cosa. E le azioni in merito variano. Con predominanza di quanto rientra nel cappello del riciclo. Quasi che si stessero aspettando indicazioni per andare oltre, suggerendo ai brand uno spazio utile da colmare. 

Dovendo clusterizzare, poi, emergono 5 principali tipologie di italiani, relativamente a propensione all’acquisto sostenibile
(asse Y della mappa) e peso della sostenibilità sulle scelte quotidiane (asse X). Facendo subito emergere una carenza di prodotti atti a soddisfare le aspettative di coloro che sono maggiormente sensibili al tema. Quasi un invito perché i brand si impegnino in tal senso. 

Ma diamo un occhio ai profili emersi. Partiamo dai cosiddetti pionieri, che sulla popolazione pesano circa il 12%, dunque valgono 4 milioni e mezzo di individui. Soprattutto donne (59%), con età compresa tra i 25 e i 45 anni. Molto attenti ai temi della sostenibilità. Molto informati. Non a caso, le aziende dovranno riuscire a essere catalizzatori, in un empowerment che li faccia sentire protagonisti. Dunque partecipazione, blog, web 2.0. E tutto quanto stimoli il passaparola, puntando sulla credibilità del pragmatismo, dunque di un’offerta che non prende in giro, che soddisfa le promesse.

Gli Attenti (21% della popolazione, quasi 8 milioni di persone, bilanciatamente uomini e donne, di età 25-45 anni. Sicuramente hanno una mentalità aperta, amano viaggiare. Sanno risparmiare per concedersi quello che vogliono. Sono organizzati. Conoscono le problematiche legate alla sostenibilità, e sulla loro base stanno ripensando i comportamenti quotidiani, così come gli acquisti. Tanto che amano quanto faciliti il loro essere responsabili. Come i punti vendita Nokia che si prestano al ritiro del vecchio cellulare. E le aziende devono seguirne l’esempio divenendo facilitatori, problem solving, comunicando in sintonia con la vicinanza. Free press, out of home, stampa locale, motori di ricerca, così da emergere tra le domande di soluzioni. 

Gli Occasionali (29% della popolazione, oltre 11 milioni di persone, 35-55 anni). Sposano la sostenibilità se è comoda. Se non richiede sforzi o sacrifici. Hanno poco tempo per informarsi e la troppa possibilità di scelta li mette in confusione. Tanto che sfruttano le opinioni altrui, chiedendo consiglio. Ottima, dunque, l’idea che l’azienda si faccia per loro trainer. In primo luogo guadagnandone la fiducia, grazie alla credibilità. E siccome difficilmente quest persone si attiveranno da sole, efficace sarà anche l’advertising tradizionale, out of home, televisione, radio. Così come sampling e prova prodotto.

Gli Obbligati (23% della popolazione, più di 8 milioni e mezzo, soprattutto uomini, 58%, di qualsiasi età), se agiscono sostenibile è perché devono. Vedi racolta differenziata o smaltimento di rifiuti tossici. 

I non Interessati (15% della popolazione, oltre 5 milioni e mezzo di persone). Non hanno abbracciato comportamenti sostenibili. Non vengono toccati dal tema. Sono perlopiù uomini (52%), di varie età, anche se con concentrazione sui giovanissimi dai 15 ai 24 anni (26%).

 

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