Coppens/Netlog: oltre il break even, grazie ai brand ambassador
13/05/2009
Netlog è il più giovane dei social network. Non tanto per data di nascita, quanto per target elettivo, visto che ha ad oggi conquistato 45 milioni di ragazzi tra i 13 e i 24 anni. 3,1 milioni nella sola Italia, scalando la classifica per posizionamento, essendo davanti a MySpace (2,1milioni di utenti) e secondo a Facebook (11,4 milioni di utenti). Con cui, per un certo periodo, ha rischiato pure di confondersi, visto che il primo nome ‘a reti unificate’ (sino ad allora ogni paese aveva il suo) fu Facebox, tanto il semi omonimo, all’epoca (2006), era solo la community degli universitari Usa. Youmark, in occasione del suo viaggio in Italia per presentarsi alla stampa, ieri a Milano ha incontrato Toon Coppens, co-fondatore (assieme a Lorenz Bogaert) e cto Netlog.
Ha solo 27 anni Coppens. Quando abbozzò l’idea appena 18. Un hobby, esordito quale chat per ragazzi belgi. La comodità del non dover inserire ogni volta le solite info la trasformò in sito, all’interno del quale interagire attraverso un proprio profilo. Ma la crescita esponenziale si ebbe con la traduzione in tutte le lingue dei paesi toccati. Tanto che nel 2007 Netlog ricevette da Index Ventures (investitore britannico) 5 milioni di euro per spingere l’acceleratore del proprio successo. Oggi pari a 45 milioni di utenti, 5 miliardi di pagine consultate ogni mese, per una media di 14 minuti spesi a visita sul sito.
E pure un business fruttifero, avendo raggiunto il proprio break even e puntando ben oltre.Tutto grazie all’entertainment, al gioco, al coinvolgimento. Perché a fare di Netlog qualche cosa di differente è anche questo. L’aspetto, la personalizzazione. Con lo zampino dei brand. Le marche, infatti, esordiscono nel social network con una loro brand page (lo fanno, ad esempio Coca Cola, Nokia, Mtv mobile, Pirelli) le cui applicazioni, la cui capacità attrattiva saprà trasformare gli utenti in ambassador, permettendo agli stessi di utilizzare come sfondo (skin) della loro stessa pagina quello brandizzato proposto dalla marca in questione, ma anche garantendoseli quali amici, meglio, quali virali ‘untori’ pronti a propagare il gioco, il video, la musica, insomma, l’intrattenimento (con tanto di riconoscibilità o logo) proposto.
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