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Alessandro Esposito, patron Relish
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Esposito/Relish: creare un brand per strategia

05/12/2008

E’ un nuovo brand del pronto moda. Nasce nel luglio del 2007 all’interno del Gruppo Phard. Il successo delle prime tre stagioni suggerisce di definire con il suo nome una realtà ad hoc, la Relish Srl. Youmark ha chiesto ad Alessandro Esposito, suo fondatore, di parlarne. Per dimostrare come anche in un periodo di crisi, investire e crederci si può. Per strategia.

Non vi fa paura la messa a punto di un programma di sviluppo accelerato, negozi e apertura all’estero, in un momento di recessione come quello attuale?
“È nei momenti di grossa difficoltà di mercato che ci si guada intorno. Relish nasce per strategia. Oggi nel mercato globale c’è esigenza di aziende che possano garantire soprattutto un buon prodotto, un ottimo rapporto qualità - prezzo e un servizio in grado di fornire un’offerta veloce, che si rinnova molto frequentemente. Senza chiedere grossi sforzi ai rivenditori, con collezioni dispendiose e che spesso rischiano di essere anche poco attuali". 

Ma aprirete anche dei monomarca?
“Non intendiamo aprire monomarca. Gli unici investimenti che faremo in tal senso riguardano alcune città importanti per rafforzare il brand”. 

Che vantaggio ha il pronto moda rispetto alle collezioni?
“L’aggiornamento costante e continuo di collezioni e capi sempre freschi e nuovi, seguendo le richieste del mercato, senza mai dare l'idea di un deja vu”.
 
Come si posiziona questo nuovo brand?
“Si colloca all’interno della fascia media, inserendosi a fianco di marche già affermate. Siamo convinti si tratti di un prodotto che non ha nulla d invidiare a quello dei competitor, ma con un prezzo di almeno il 40% inferiore”. 

Quanto spendete in comunicazione?
“Circa 100.000 euro l'anno”.
 
Avete già scelto l’agenzia che vi supporterà?
“Si, la Clara Garvovich di Milano, riteniamo sia il più bel biglietto da visita per farci conoscere”. 

Quale è il vostro fatturato?

“Chiuderemo il 2008 a 8 milioni di euro e pensiamo di farne almeno12 nel 2009, puntando anche sullo sviluppo all’estero”.
 
Chi è il vostro cliente tipo?
“Ogni ragazza e donna, con target ideale nell’età tra i 16 e i 35 anni”. 

Alla luce dell’esperienza effettuata anche nell’ambito del Gruppo Phard, cosa pensate del sistema moda in Italia? E' vero che finita l’era del pret a porter, mostri sacri a parte, non abbiamo più saputo definire una nuova progettualità? 

“No, non sono d’accordo. Sta solo iniziando un nuovo ciclo, quello del pronto moda, con la proposta di prodotti fashion, accessibili a tutti. Il grande successo di store provenienti dall'estero come H&M e Zara ne sono la dimostrazione”. 

Conta più il brand o il prodotto? Su chi insisterete maggiormente?
“Importanti entrambi. Con qualche punto in più a favore del prodotto”. 

Date ragione a chi sostiene che la moda in fatto di comunicazione è indietro anni luce, limitandosi perlopiù alla pagina stampa, con firma di un grande fotografo? 
“Credo che non sia più così, forse lo era negli anni ottanta. Ora ci sono molte altre vie per comunicare con impatto il prodotto moda. Per esempio internet e tv”.
 
Punterete su entrambi?
“Assolutamente sì. Perché media efficaci per fare arrivare il prodotto a più persone. E poi perché all’avanguardia”.

 

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