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Il consiglio di Arturo Sutter
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Aldo Sutter: con la pubblicità tradizionale si cresce. Il web per il professionale

16/10/2008

Essere sempre in campagna. Investendo in comunicazione il 12% del fatturato. Nonostante i prezzi della tv. Che per la Sutter è il mezzo, quando in gioco c’è il mercato consumer, esclusivamente italiano. Perché garantisce risultato, qui eccellente, come dimostra la conferma dell’agenzia inlimusine da un po’ a fianco dell’azienda. Aldo Sutter, presidente e amministratore delegato, comunque, non nega il suo pensiero al web. Ma solo quando il target è professionale e l’obiettivo i trenta paesi del mondo già coperti con sei filiali estere. Ieri, a Milano, in occasione della presentazione del libro dedicato ai 150 anni della sua azienda, lo ha raccontato a youmark. 

‘Sutter, 150 anni di storia, valori, innovazione’. Questo il titolo del libro scritto per il brand da Luca Masia ed edito da Silvana Editoriale, in libreria da oggi. Troppo scontato dire che sposa pienamente la morale che la crisi finanziaria di questi giorni sembra suggerire. Più azzeccato viverlo come esempio di imprenditoria nostrana, capace di sopravvivere e crescere, nonostante tutto. Perché di chimere tentatrici il tempo ne ha disseminate non poche. Con l’alternativa della vendita multinazionale ad apparire a molti scelta obbligata in una competizione che sembra non accontentarsi del solo gioco qualitativo. 

Perché il valore dell’impresa familiare sta tutto lì. Vestendo il senso di un concetto di qualità ad ampio respiro. Allargando alla responsabilità, non solo verso i propri eredi, ma verso il sociale a tutto tondo. Con l’ossessione per i fondamentali. Guardando più al cash flow che agli utili, controllando gli investimenti, così che gli slanci emotivi non prendono mai il sopravvento. 

Credendo nella coevoluzione
. Tra impresa e consumatore. Con la prima a proporre nuovi prodotti e il secondo a decidere quelli vincenti. In un’ottica di lungo periodo. Che studia i trend, che ragiona il target. Di qui la decisone di concentrarsi solo sull’Italia se in gioco c’è il mercato consumer. Consci del costo della fiducia, al punto da restare focalizzati in un preciso segmento. Da presidiare attentamente, senza mai mollare, nemmeno con la comunicazione. Perché nel bombardamento quotidiano è facile farsi dimenticare. Megli esserci. Scegliendo di destinare il 12% del fatturato, concentrando quasi tutto sulla tv. Come raccontano anche i 150 anni di spot, visionabili sul sito dell’azienda.

 

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