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Un soggetto della campagna stampa
Un soggetto della campagna stampa
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Ferri e Jwt per Tudor, ripartendo dall’evento

30/09/2008

Perché il ritorno in comunicazione del brand di casa Rolex ha esordito ieri sera alla Triennale di Milano. Un grande evento con performance live del newyorkese Ron Rerri per lanciare la nuova campagna, volendo disegnare con altrettanta enfasi strutture architettoniche di Madrid, Parigi e Berlino. Così come l’artista ha pennellato di unicità le foto dei modelli, superando l’ovvio. ‘Anything but obvious’ è infatti la nuova tagline di questa campagna globale firmata Jwt, che per diffondersi sceglie stampa e affissione, escludendo la tv per internet.  

La campagna è stata realizzata a Parigi. Un incontro tra arte e comunicazione commerciale. Grazie all’idea di Ron Ferri di lavorare le fotografie dei modelli con un inchiostro nero di sua creazione, così che le pennellate reinterpretassero le immagini, trasformandole in arte.  Si articola in otto soggetti femminili e maschili, presentando i rispettivi modelli delle collezioni Classic e Sport. Sarà pianificata su stampa e affissione, preferendo internet alla tv.

Chi è Ron Ferri
Pioniere nell’uso dei tubi al neon negli anni ‘70, viene ancora oggi imitato da artisti che studiano la sua visione, anni luce avanti rispetto a noi, tanto sul piano creativo quanto su quello concettuale. Vive in un appartamento nell’Upper East Side di Manhattan, in un edificio realizzato  da Lilly Bliss agli inizi del 1900. Il suo studio occupa quella che una volta era la stanza da musica di Bliss, mecenate e co-fondatrice del Museo di arte moderna (MoMA) di New York. 

Stringato, come è solito essere, Ron Ferri descrive i suoi tre 'periodi' artistici con tre parole:
Neon, Sumo, Carta.
 
Neon, il primo periodo, è all’origine dell’attuale fama di Ferri. Il suo lavoro comprendeva l’uso di
acciaio e plexiglas, ma anche di altri materiali come abbinamenti di neon e tela, neon, acqua e
sabbia o neon e legno prezioso. 

Al periodo Neon, terminato nel 1983, segue il periodo Sumo. Durante un viaggio in Giappone
(in compagnia di Hubert de Givenchy e Audrey Hepburn), Issey Miyake invitò i tre viaggiatori ad
assistere ad un incontro di sumo ed ottenne il permesso, per Ferri, di vivere per un mese con i
lottatori. Di qui la tematica del secondo periodo. 

L’attuale periodo artistico di Ferri è quello che l’artista denomina in modo del tutto appropriato,
Carta. Servendosi di colori scuri, nero nella maggior parte dei casi, dipinge ritratti applicando vernice ed inchiostro a fotografie di ogni genere, opuscoli e cataloghi. I ritratti sono figurativi, non dissimili dal suo lavoro ispirato alla natura e basato sugli alberi. Il risultato è... anything but obvious. 

Andy Warhol è stato uno dei migliori amici di Ron Ferri e ha esercitato un influsso sulla sua opera. Ferri ama l’uso dei colori di Matisse e ha collaborato con l’artista tessile Sheila Hicks. Ma è convinto di non aver subito l’influenza di nessuno: segue la sua strada, come ha sempre
fatto. 

Le sue opere sono esposte presso il Museo di arte moderna (MoMA, New York), lo
Smithsonian American Art Museum (Washington), l’Art Institute di Chicago, il Philadelphia
Museum of Art, il Whitney Museum of American Art, la Galleria nazionale di arte (Washington) e
il Museo di arte moderna (Saint-Etienne, Francia).

 

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