Sei in: Youmark > Rubriche > Trend
Identità in rete: la ricerca Eikon per Pfizer
rss

La 'ciccia' del virtuale

15/06/2007

Sta finendo l’era del presenzialismo. Per Second Life inizia la riflessione. Non basta esserci, ma capire. Semiologia prossemica e antropologia le chiavi di lettura della nuova socialità in rete. Perché i numeri qui sfuggono e più che la realtà a vincere è un’esatta fantasia.

Che Second Life possa sembrare la terra promessa per la nuova comunicazione non è difficile da credere. Basta guardare ai numeri, in costante aumento, con i residenti che raggiungono quota 6 milioni (http://secondlife.com/whatis/economy_stats.php), per pensare che basti esserci. Ma concentrarsi solo ‘sull’edificio’ è un errore madornale. La ‘ciccia’ del 3D, infatti, sta tutta nella socializzazione. Come Paolo Paolini, coordinatore scientifico del laboratorio Hoc del Politecnico di Milano, spiega a Youmark, l’obiettivo non è solo portare le persone in un determinato luogo, il fine è riuscire a trattenerle. Alla visione ‘moda’ di Second Life, dunque, va contrapposta un’efficace finalizzazione. “Nel giro di pochi mesi finirà il richiamo dell’esserci, lasciando posto al bisogno di creare esperienze attive in 3D, per dare motivo alla gente di fermarsi, di restare”.

Semiotica prossemica
Ecco perché si torna a parlare di antropologia, quasi si avesse a che fare con un nuovo popolo sconosciuto, cui dare interpretazione. Perché gli avatar altro non sono che una delle molteplici forme con cui si sta esprimendo la socialità in rete, che spesso sfugge alle leggi che definiscono i significati dei comportamenti individuali e di gruppo nella realtà. In poche parole si stravolgono le regole di quanto va sotto il nome di semiotica prossemica, nel senso che la capacità dello spazio di comunicare e il nostro utilizzo dello stesso spazio per comunicare, in Second Life non hanno senso. Paolini riflette su come nella vita reale molto si capisce dal modo in cui le persone si raggruppano e si dispongono in una sala, dal ‘linguaggio’ del loro corpo, dai gesti. Nel virtuale, no, Persone vicine possono non conoscersi e comunque non guardare nella stessa direzione. La nuova sfida, allora, è capire per finalizzare.

Chi ha scelto la ‘seconda vita’?
A svelare la ‘natura’ dei residenti di Second Life è il noto blog inglese New World Notes (http://nwn.blogs.com/nwn/2007/05/social_circles.html):
- social gamers, 40%: si tratta di frequentatori di nightclub, party, luoghi dove occasionalmente si gioca, paradisi del sesso, casino.
- Fashionistas, 20%: designers, consumatori e tutti gli amanti di quanto ruota intorno alla moda.
- Role Players, 20%: ossia partecipanti ai giochi di ruolo
- Capitalists, 10%: sono coloro che si occupano e sviluppano affari in Second Life.
- Innovators, 10%: costruttori, programmatori e tutti quanti utilizzano le possibilità di Seconf Life, per sviluppare le proprie idee, prevalentemente nelle aree gratuite.

Identità in rete
Altrettanto interessanti, ai fini della conoscenza della vita in rete, sono le rilevazioni di una recente ricerca svolta da Eikon per Pfizer. Più che entrare nel merito dei contenuti specifici cui lo studio è giunto, focalizzati sul contesto intimo-sessuale, ci interessano le conclusioni più generalmente applicabili ai nuovi luoghi della socialità in rete. In una relazione tenutasi lo scorso novembre a Milano, in seno al master Eikon Iulm ‘misurare la comunicazione’, Cristina Cenci, antropologa, ha affrontato il tema della misurazione delle Community, proprio partendo dal nuovo approccio con cui si deve ragionare il web.

Il nuovo pianeta
Più che un new media, infatti, la rete è una nuova ‘terra’ colonizzata da umani, che lì si stanno organizzando in società, il cui collante è la comunicazione. Liberi dall’oggettività del reale, gli abitanti di questi mondi sono ‘fantasie esatte’ di sé, ossia insiemi di proiezioni capaci di dare spazio anche a quegli aspetti che la vita ha costretto a soffocare. Identità liquide, poliformi, che rendono molto difficile la profilazione per target. Impossibile ottenere risposte dichiarandosi apertamente quali ‘ricercatori’, occorre immettersi silenziosamente nei loro gruppi, facendosi accettare. Cosa non sempre facile, visto che le comunità cancellano i messaggi degli astrusi, in una sorta di gelosia per la propria identità, di privacy da setta. Per questo qui misurazione non coincide con numeri e dati, quanto piuttosto con racconto e osservazione. La rilevazione qualitativa di una realtà poliedrica, con differenti capacità d’impatto. Nella chat, ad esempio, la relazione è a due, un insieme incrociato di proiezioni reciproche, in cui il grado di verità dipende dall’esistenza o meno del miraggio di un successivo incontro nel reale. 

Il forum, invece, è un incontro di gruppo per discutere su temi specifici, scambiarsi opinioni. In genere esistono uno o due leader carismatici, circa 15 membri e molteplici spettatori. Si tratta di comunità in cui non è fcile entrare, così come altrettanto difficile è pensare di poterle ‘sfruttare’ per far passare messaggi promozionali, verrebbero immediatamente boicottati. 

Infine i blog, che sono solo apparentemente una ricerca di relazione, in verità rappresentano uno spazio in cui sperimentare la propria identità, ricercando dei fans.

CHI E' CRISTINA CENCI
Laureata in sociologia a Roma, ha frequentato corsi di specializzazione in antropologia presso l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia dei mutamenti culturali presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Si occupa di sociologia della comunicazione e di antropologia dell'azienda. E’ tra i soci fondatori del laboratorio di ricerche EtnoLAB. Senior partner, in Eikon dirige il laboratorio ‘Semantica’ e il dipartimento ‘Sia’ (Social Impact Assessment. Tra le fondatrici della rivista di scienze sociali ‘Il Corpo’, ha pubblicato numerosi saggi di antropologia applicata all’analisi della cultura aziendale.

 

guarda tutti i Trend


Giorno Settimana Mese