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Da Venezia/Zed digital: deadline 2010, chi non si è adeguato è perduto

16/07/2008

E non è che il tempo sia poi molto. In un mondo dei media completamente rivoluzionato. Per cui la specializzazione tipica delle realtà italiane non ha più senso. A valere è semplicemente l'insieme, la strategia. Con ogni mezzo a giocare il suo ruolo. E ogni ruolo pesato a seconda degli obiettivi che deve portare. Perché altrimenti anche il digitale rischia di essere frainteso. Come a youmark spiega Andrea da Venezia, managing director Zed digital

Non ci resta che crederci, visto che lui avrebbe tutto l’interesse per portare l’acqua al mulino del digitale. Ma non sarebbe corretto. Non a caso, Zed digital insiste nel definirsi parte integrante di ZenithOptimedia Group, potendo attingere a tutto il sapere del più ampio cappello Publicis. 

Che ultimamente ha spinto l’acceleratore della conoscenza, investendo in una piattaforma come VivaKi, che rende disponibile il sapere alle società del gruppo, lasciando ad ognuna poi il compito di aumentare le potenzialità del dato, giocando competitivamente. Nessuna strizzata d’occhio, dunque, a Starcom MediaVest, sottolineando l’intima prerogativa Publicis di inneggiare la differenza. 

Insomma, ZenithOptimedia, Denuo, Digitas e Starcom MediaVest mettono in comune la loro esperienza, realizzando software per analizzare i risultati delle campagne basate su software digitali, ma applicabili poi anche agli altri mezzi, rendendo tutta questa conoscenza scalabile. 

In un mercato del digitale che va in due direzioni. Da un lato il modello legato alla performance, con pianificazioni mirate all’immediato ritorno dell’investimento. Dall’altro la ricerca di un posizionamento premiante, badando alla qualità del contenuto, in termini di contesto, messaggio, formato. 

Il che non rappresenta un ‘attentato’ alla professione creativa, quanto piuttosto la necessità di presidiare la logica di sviluppo creativo. Ossia l’ottica di strategie di comunicazione capaci di targettizzare e ‘tagliare’ il messaggio a seconda dell’interlocutore. 

E la necessità è tanto più stringente quanto più il media è personale
. Perché se in tv si parla in modo uguale all’uomo e alla donna, farlo sul pc o sul telefonino è errore imperdonabile, con i costi che qui agevolano la differenziazione. 

Rimanendo in tema di errori, altrettanto da evitare è la visione di un digitale sostitutivo. Ogni media, infatti, continua ad avere il suo ruolo. Perché un registrato è diverso da un grp, che è diverso dal valore dell’esposizione a un qualsiasi altro mezzo. VivaKi aiuterà a dimostrarlo. Ad esempio, la pubblicità televisiva aumenta il numero di ricerche in internet, ma anche la percezione e il tasso di interazione con click. 

Lo stesso web 2.0 non è panacea. I suoi, infatti, devono essere obiettivi di relazione, non di business. Come ben spiega la risposta data a un cliente che, volendo pianificare al meglio un'operazione 2.0, si è sentito consigliare di fare un buon prodotto. Il perché non necessita spiegazioni. La relazione, anche quella con il consumatore, ha bisogno di lealtà, fiducia, passione, fedeltà e soprattutto tempo. Lasciando che lo stesso marketing ne venga permeato.

 

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