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Quelli che a Cannes…per ‘giurare’ / Direct per le casse del Festival

11/06/2008

Paolo Iabichino, categoria ‘Direct’. Per lui non ha alcun senso ragionare ancora per silos disciplinari, se non in termini di business per il Festival. Tanto che sognata è una competizione dedicata alla pubblicità tout court, che premi solo le idee a prescindere dal media. In quanto all’italianità, poi, non cadrà nel ‘voto patriottico’, ma guiderà la discussione a sostegno di un paio di campagne che pensa da short list.

Il voto patriottico è quello che, superando di 4 punti la media degli altri giurati, viene tacciato di campanilismo e annullato. Ma non sarà un rischio da correre. Perché il giudizio sulle campagne italiane iscritte è sommariamente positivo, con alcune, specie quelle a firma Wpp, a poter ambire alla short list, non escludendo speranze da podio.

Così la prima volta da giurato al Festival di Cannes, per Iabichino potrebbe pure significare un premio tricolore, visto che spetterà anche a lui decidere. Non come quattro anni fa, quando fu giurato ‘remoto’, dovendo solo preselezionare le moltissime campagne pervenute dal mondo, a inaugurare quello che fu l'esordio del direct.

Che, nonostante tutta la comunicazione sia cambiata, continua a chiamarsi tale e che, nonostante gli sforzi delle agenzie per annullare le barriere tra on e off line, continua a fare gruppo a sé rispetto al digital.

E la risposta Iabichino la dà ‘commerciale’.
Business a parte, infatti, l'obiettivo dovrebbe essere un festival senza categorie, in cui a vincere è l’idea, indipendentemente dal media. Tanto interazione, call to action e misurabilità sono ormai must condivisi.


 

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