Colombo/Publicis: per 15” un anno di lavoro. E la pubblicità si ammala
08/05/2008
Finita l’era Alasdhair Macgregor-Hasti, Publicis guarda al futuro. A traghettare verso il nuovo un reparto creativo di ben quaranta persone è Stefano Colombo, oggi creative director head of art. Che denuncia il taglio ai budget e le ricerche quali mali dell’advertising contemporaneo. Ma non è pessimista. Come racconta in questa intervista a youmark.
Certo il mercato non è dei migliori. E a soffrirne di più sono le grandi agenzie. Paradossalmente perché hanno i clienti più 'ricchi'. Soprattutto i budget corposi, infatti, si sono ridotti, facendo sempre più massiccio uso delle ricerche, per tutelarsi con i numeri, in nome dell’efficacia, ma estendendo i tempi, così che oggi per uno spot ci si lavora un anno. E gli effetti sono subito intuibili.
Il crescente disinvestimento media ha portato i 30” a ridursi a 20, spesso ai 15, rendendo difficile la resa emotiva necessaria, mancando pure il tempo per strutturare una qualsiasi storia. Il tutto sotto il peso del controllo sulla creatività esercitato da test e ricerche. Così diventa mastodontico il gap che separa l’ideazione dalla messa on air, quando invece tutto fuori corre.
In un simile contesto è inutile illudersi che una persona possa arrivare e capovolgere la situazione. Si tratta di 'lotte' da anni '80. Meglio stare con i piedi per terra, proseguendo nel tragitto segnato, seppur guardando oltre. Puntando sulla capacità di rispondere in modo preciso ed efficiente alle richieste che provengono dai clienti. Ma anche e molto sul new business, fonte di crescita non solo quantitativa, ma anche creativa.
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