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Ma parliamo la stessa lingua?

29/02/2008

"Il 50% delle agenzie non conoscono la rete. Meglio, sono indietro di sei mesi, che per internet è una vita. Con il web 2.0 a preferire la disintermediazione. Piuttosto che l’affidamento a esperti capaci di spiegare le meccaniche di Google, anziché raccontare le mirabolanti possibilità di un pop up”. Così Pierluigi Bernasconi, amministratore delegato Mediamarket, mostra il suo spaccato di comunicazione, ammettendo anche di rivolgersi prevalentemente al volantino e che il maggior problema è gestire in modo sincronizzato oltre 35 campagne l’anno. Intanto AssoComunicazione chiosa e va contro le gare. 

Il veleno è sempre alla fine della coda. Come giustamente ha fatto notare Fidelio Perchinelli, direttore AssoComunicazione, ribattendo che il segreto è sapere scegliere. E non a caso, proprio di questo ha trattato l’intervento di Peter Grosser, amministratore delegato Cayenne, qui in veste di presidente Consulta Pubblicità dell’associazione, proponendo i risultati del lavoro in tema gare, nonché elencando gli elementi prioritari per scegliersi l’agenzia: caratteristiche, dalle dimensioni al costo, esperienza e qualità del team. 

Siamo all’incontro organizzato da The Ruling Companies per raccontare alle sue 120 imprese associate ‘quali scelte strategiche per la comunicazione d’impresa’. 

Un workshop che ha finito per sottolineare l’evidente divario tra le due fazioni. Con le ‘agenzie’ a preferire il tracciato di discorsi ecumenici validi per tutti, vedi il racconto di Daniela Greco, amministratore delegato Casiraghigreco& e consigliere AssoComunicazione, che ha proposto la sintesi dell’ufficiale presentazione del modo in cui le agenzie AssoComunicazione lavorano, piuttosto che affondare le radici nei temi che oggi appaiono più contingentemente attuali. 

Verrebbe quasi da pensare a un clamoroso autogol, se non fosse che anche sul fronte delle aziende le case history non hanno certo brillato per capacità di stupire. Al punto che la conclusione potrebbe essere generalizzata al tormentone del ‘sistema Paese’, con un’Italia che, nel concreto, l’evoluzione la rincorre a stento. 

In veloce sintesi, comunque, dopo l’esposizione delle evidenze più significative dello scenario degli investimenti attuali, con cui Roberto Binaghi, amministratore delegato Omd e consigliere AssoComunicazione, ha aperto l’incontro, la parola è passata all’impresa. Che partiva dalla certezza di un mercato 2008 che solo ottimisticamente promette bene, con internet a trainare ancora una volta gli investimenti e la tv, in particolare Sipra, a potersi avvantaggiare ‘dell’anno pari’, ricorrendo europei e Olimpiadi. Quanto ai settori, da noi, come sempre, languono retail, banche e assicurazioni

E per il momento sembra che il mercato della comunicazione continuerà a sentirne la mancanza, almeno a giudicare dalle case history Mediamarket e Unicredit Group, qui raccontate. 

Se, infatti, Bernasconi, da appassionato internet si sente particolarmente ferrato e sensibile al tema, non altrettanto può dirsi della sua propensione a credere in una comunicazione istituzionale. Pur investendo di più dell’industria di settore, ma su mezzi non rilevati, con il primato del volantino, puntando tutto sul prezzo. Confortato anche dalle evidenze Eurisko, che mostrano come soprattutto quello non indirizzato vanti un ritorno superiore al 20% in termini di effettivo comportamento indotto. Con il punto vendita a farsi poi rilevante per le decisioni di acquisto che, sempre più, si prendono qui e ora. Ma di comunicazione in tal senso non si è fatto riferimento. 

Quanto al bancario, a Silvio Santini, responsabile brand communications Unicredit Group, è piaciuto soprattutto sottolineare come sia florido l’impegno in Polonia, dove la loro comunicazione è particolarmente attiva, oltre che argomentare a favore della comunicazione interna, in nome di una cultura condivisa che possa rafforzare le strategie di fusioni e acquisizioni cui il gruppo è stato protagonista. 

Non stupisce, allora, che a parlare di adv in senso stretto è spettato a un’auto, la Skoda. Giorgio Colombo, direttore marketing, ha spiegato la sua strategia di comunicazione, in un mix che nelle telepromozioni con Jerry Scotti ha mostrato l’elemento che sa ancora convincere le persone a ‘frequentare’ il concessionario.

 

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