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Le ‘dritte’ per lavorare negli eventi

13/02/2008

Commerciale, produttiva, creativa. Le tre anime dell’evento. Perché non basta dire 'voglio fare gli eventi', bisogna canalizzare, decidere. Con le università a mantenersi ancora troppo vaghe, mentre il mercato chiede specializzazione. Youmark ne parla con Andrea Baccuini, It’s Cool, alla ricerca delle professionalità che contano. Suggerendo anche qualche dritta per non sbagliare. 

Commerciale, produttiva, creativa. Non solo professionalità, ma anche attenzioni che il cliente pretende quando in gioco c’è il suo evento. In sostanza l’articolazione stessa del suo divenire, dettagliando i tempi dall’incontro all’idea, alla realizzazione. 

Senza dimenticare che all’anima commerciale viene anche richiesto lo sforzo di sostenere il cliente in quella sorta di ‘mediamorfosi’ che lo porta ad entrare nel vivo del cambiamento della sua proposizione comunicativa. Ecco perché l’account deve ascoltare, ma anche sintetizzare e tradurre. Intuendo un’idea, che poi sarà l’evento. 

E qui entra in scena la produzione, il project manager. Colui che gestisce il budget e tiene le fila tra economicità delle scelte e il loro livello qualitativo. Il tessitore dei rapporti con i fornitori, dall’attore al regista, allo scenografo. Ma anche con commerciale e creativi. 

Questi ultimi, infine, lavorano sempre in coppia. Uno deve saper raccontare con strumenti grafici il progetto. Una sorta di figura ‘ibrida’, nata dall’unione tra architettura, grafica e web desing. L’altro è il copy strategy. Ossia il mago delle parole che descrive in lettere quanto graficamente prodotto, costruendoci sopra una strategia. 

Il problema è che la formazione ufficiale ancora pecca. Con le università a lavorare sul ‘concetto’ del fare l’evento, non sulla clusterizzazione delle professionalità, così da canalizzare già da subito gli intenti. Perché al giorno d’oggi è importante saper fare, magari anche una sola cosa, ma molto bene. 

E qui entra in gioco  la formazione sul lavoro. Consigliando ai ragazzi di verificare se il contesto prescelto garantisca, o meno, un’effettiva formazione, permettendo loro di affiancare chi è già esperto. Essere buttati 'a freddo' nell’operatività più sfrenata non ripaga. Né il giovane, né l’agenzia. Che vorrebbe poter far conto da subito su di lui, ma che finisce per sprecare risorse. 

Senza dimenticare una sana dose di autocritica, da parte dei giovani s'intende. Pungendo in primo luogo l’orgoglio, perché per lavorare negli eventi l’umiltà è molto. 

Infine, talento o capacità? Mettiamola così, è sul talento che devono puntare le aziende per preformare. Ma non è punto d'arrivo. Piuttosto un’ottima base da cui partire. Per costruire. Perché senza lavoro, dedizione, voglia di imparare e tenacia, comunque, anche il milgiore talento rischia di divenire vacuo.


 

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