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Publicis: la politica del fare

08/02/2008

L’occasione è stata la pagina pubblicitaria istituzionale uscita il 24 gennaio sul 'Sole 24Ore' . Tutta testo. Senza riferimenti se non il nome: Publicis. In sintesi sei colonne di inno al ‘fare’. Nonostante economia stagnante, politica in crisi, prezzi in aumento e consumatori consumati. Ma non solo. L’assenza di riferimenti, eccetto il nome, ha dimostrato anche la voglia di rivolgersi solo a chi sa capire, perché un numero di telefono si trova, il coraggio non sempre. Youmark ne parla con Giorgio Lodi, ceo.

Il presupposto è il ruolo della pubblicità quale importante pezzo dell’economia del nostro Paese. Al punto da sentirsi chiamata in causa quando tutto intorno sembrerebbe crollare. E non per intonare uno sterile piagnisteo, quanto piuttosto per incitare al fare.

Perché lo scenario è difficile e mostra il ‘grasso’ accumulatosi nella pancia di ognuno. Con i consumi della classe media che ristagnano e quelli del lusso in ascesa. Mentre l'Italia è così concentrata sulle sue beghe, dalla politica alla spazzatura, da dimenticare il resto. Ossia il mondo, la globalizzazione.

Perché basta solo che il miliardo e 400 milioni di cinesi arrivino a mangiare un bistecca in più al mese per far crollare certezza. Troppi diventano gli animali da macellare, altrettanto enorme il numero di kg di grano a servire al loro sostegno. E poi ci si sbalordisce che il prezzo del pane aumenti.

E’ forse la prima volta che una cosa del genere succede. Perché nei primi anni ’70 l’austerity aveva cause energetiche. Non materie prime. Quando ad aumentare è il prezzo del latte, infatti, significa che a parità di reddito non ce la si può più fare.

Ma la globalizzazione è opportunità. Lo sono l’India e la Cina, i loro 2 miliardi e mezzo di abitanti, che presto arriveranno a consumare. Tutto e di più. 

E l'Italia dovrebbe creare sistema. Credere e investire nell’incoming, con una politica turistica nazionale, non locale. Ma anche esportare, garantendo i suoi imprenditori, assicurando loro sostegno. Con enti, associazioni, istituzioni.

Anche il marketing e la comunicazione sono chiamati in causa, portati a servire la costruzione di quel pezzo del sistema azienda che le consente di diventare multinazionale.

Perché oggi c’è troppa tattica. Banalità. Tendenza a rispondere alle difficoltà con l’appiattimento. Accontentando l’interlocutore, anziché dire la propria. Perché più personalistico sei più ‘spacchi’.  Piaci o non piaci. 

E' arrivato il momento di cambiare marcia.

 

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