Il taxista diventa ‘mezzo’
08/02/2008
Quelli inglesi sono stati reclutati per promuovere le vacanze negli Stati Uniti.
D’ora in poi diventerà più difficile chiedere un consiglio spassionato al taxista che ci sta accompagnando a destinazione. Perché dopo l’idea adottata dalle britanniche Taxi Promotion Uk e Taxi Media Advertising , anche qualcun altro potrebbe seguire l’esempio.
E per l’ignaro passeggero più che un suggerimento fidato, sarebbe un messaggio divulgato con quello che oggi viene definito ‘world of mouth’. Passaparola, per intenderci. In pratica, invece di essere disinteressato, consisterebbe in pubblicità vera e propria, che invece di avvalersi di spot, annunci stampa o affissione, ricorre a ciceroni ‘in carne e ossa’.
Già da tempo anche i taxi sono diventati veicolo di campagne pubblicitarie e messaggi vari, ma all’astroturfing, ovvero in origine l’arte di piazzare anonimi commenti sul web previo compenso, non si era ancora arrivati. Ma visto che molti taxisti sono anche gran chiacchieroni e a loro spesso ci rivolgiamo per avere informazioni, soprattutto quando siamo in una città straniera, l’idea ha un suo senso.
Anche perché col traffico di oggi, a Londra è stato calcolato che trascorrono in media 16 minuti col cliente, molti di più dei 30 o 60 secondi di uno spot. E se un passeggero non ha voglia di parlare, la prima mossa la fa il taxista. Chiedendogli ad esempio se è mai stato a Las Vegas, giusto per citare un esempio di inserzionista come il Grand Canyon West.
Da qui a descrivere le meraviglie di un hotel a cinque stelle, con tanto di Jacuzzi, i casinò, gli spettacoli, il cibo, il passo è breve. E anche se l’iniziativa può suscitare qualche remora deontologica, finora pare che nessuno si sia lamentato.
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