Claudio Ferri/ Febal: entusiasta del blog
25/01/2008
L’idea era nata un po’ per caso. Dal fascino che il blog gestito dal creativo della loro agenzia aveva suscitato. E’ così che Febal si è trovata coinvolta, suo malgrado, in una mini polemica contro il presunto ‘sfruttamento’ del lavoro degli user. Perché l’azienda aveva chiesto alla rete di aiutarla a inventare il nome per un nuovo prodotto, lanciando l’iniziativa via blog. Il suo, quello gestito dall’agenzia e anche quello dell’Adci. Da qui è nato Wendy, ma anche un premio in denaro alla sua ideatrice. Youmark ha parlato di questo e altro con Claudio Ferri, direttore marketing Febal.
In primo luogo perché la storia, che ha coinvolto 300 persone a sbizzarrirsi alla ricerca di un nome, è sicuramente sintomatica dell’era 2.0. Con tutte le problematiche che lascia ancora aperte. Prima tra tutte il timore che la rete possa diventare un luogo di sfruttamento del lavoro a costo zero. Ne abbiamo già parlato grazie all’intervista a Jenkins, che pone il tema quale cruciale per lo sviluppo futuro.
Ci è sembrato utile portare un piccolo esempio concreto, in cui il buon senso di azienda e agenzia ha scelto di voler premiare il contributo ottenuto, nonostante in partenza la ricompensa non fosse stata nemmeno preventivata.
Detto ciò, lasciando a chiunque ne avesse interesse l’opportunità di approfondire la vicenda seguendo i commenti apparsi sui blog chiamati in causa - dunque quello Febal , quello facente capo al creativo dell’agenzia e quello dell’adci, - iniziamo la nostra chiacchierata con Ferri.
“Febal appartiene al mercato medio-alto delle cucine, con una market share pari a 1,5. Rossana, invece, si posiziona nella fascia più alta, ma con una market share molto piccola, non proprio calcolabile. Di entrambe, competitor diretti sono Snaidero, Scovolini, Berloni, Salvarani e altre aziende venete”.
Questo il vostro sintetico profilo, ma come è andato l’anno appena conclusosi?
“Per il mercato italiano, il 2007 è stato un anno dalla duplice faccia. Le positive performance degli ultimi mesi, infatti, ci hanno permesso di recuperare la negatività degli inizi, inaugurando anche questo inizio 2008 in modo egregio, con ottime speranze per il futuro”.
Quali sono gli elementi più determinanti nella scelta di una cucina?
“Sicuramente l’anta e la maniglia, anche se alcuni accessori iniziano a stuzzicare il gusto del consumatore, agendo positivamente sulla sua decisione d’acquisto. E’ il caso ad esempio delle cappe di arredo, ma altrettanto importante è il top, così come lo studio ergonomico del modello”.
Quanto conta per voi la comunicazione e come ripartite i budget tra i diversi strumenti e media?
“La comunicazione è basilare. Non a caso nel 2008 investiremo più di quanto fatto nell’anno appena conclusosi, impiegando in pubblicità oltre il 5% del fatturato, optando per media quali televisione, stampa e internet”.
A proposito di web, il vostro sito denota una cura tipica dei brand che alla rete ci credono veramente, è così?
“Credo proprio di sì. Non sta a me giudicare la qualità del nostro sito, ma dalla crescita delle visite giornaliere, penso che stia riuscendo a coinvolgere il nostro interlocutore”.
Ci raccontate la vostra esperienza web 2.0, ossia la richiesta di aiuto al pubblico per trovare il nome a una vostra nuova linea?
“E’ nata per caso, durante una riunione di confronto con l’agenzia, nella nostra sede di Pesaro. Entrammo in tema internet e il creativo ci fece vedere il suo blog, ispirandoci. Così, in una sola ora, abbiamo creato il nostro. Ed è stata una vera scoperta, come entrare a fare parte di un mondo, conquistando una nuova frontiera. Giorno dopo giorno abbiamo iniziato a capire sempre di più questo mezzo, vedendo che interagire con i blogger su temi che riguardavano la nostra azienda era molto interessante. Di qui l’idea di rendere la rete partecipe del lancio di un nuovo prodotto, chiedendo a tutti di contribuire alla definizione del suo stesso nome”.
Perché avete poi deciso di assegnare un premio al vincitore, pensate che gli user prima o poi avrebbero comunque chiesto il conto?
“Non potevamo immaginare che si sarebbero impegnati così tanto. Sono stati i risultati e la qualità del lavoro proposto a farci decidere di premiare il vincitore. E non credo si tratterà della sola iniziativa di questo tipo. La prima, dunque, ma non l’ultima”.
Prima hai nominato un’agenzia quale musa ispiratrice. Ci sveli il suo nome?
“Si tratta della Monkey Business, un rapporto nato quattro anni fa, grazie alla tempestiva efficacia di una mail di new business che ricevemmo dal suo titolare Massimo Carraro. Arrivò proprio in un periodo in cui stavamo guardandoci intorno. Avevo già visionato alcuni creativi. Ma fu lui a convincermi”.
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