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Web 2.0 e mondo del lavoro, secondo Adecco gli account premium 'pagano'

21/03/2012

Solo il 4% dei lavoratori dichiara di utilizzare i social media in forma premium, anche se questa modalità aumenta considerevolmente le possibilità di essere contattato e trovare un’occupazione. Infatti, il 52% di chi li adopera a pagamento viene contattato dalle aziende e il 19% trova un lavoro, mentre la percentuale scende rispettivamente al 41% e al 10% per chi li utilizza soltanto in forma gratuita. La maggior parte degli intervistati è però ancora lontana dall’utilizzare il web 2.0 come un vero e proprio canale di ricerca di un impiego, nonostante faccia uso frequente dei social media: il 62% degli utenti non ha mai inviato candidature in risposta ad annunci pubblicati su social network.

È quanto emerge da una ricerca condotta in Italia su più di 500 aziende e oltre 9.100 candidati e curata da Adecco in collaborazione con Reputation Manager.

Gli over 45 risultano coloro che si affidano maggiormente alla ricerca di un lavoro tramite social media. Infatti, il 42% di questa fascia invia il proprio cv attraverso i nuovi canali digital e supera di qualche punto percentuale la fascia 26-35 (39%) che risulta, invece, quella più premiata e ricercata dai selezionatori.

Per le aziende che utilizzano i social media a fini di recruiting, LinkedIn (55%) e Facebook (24%) rappresentano i due strumenti più sfruttati per individuare un bacino di candidati mirato e scremato, mentre le preferenze si invertono tra chi cerca lavoro, che si affida al contrario più a Facebook (52%) che a Linkedin (31%).

In generale, se è vero che cresce di giorno in giorno l’utilizzo dei social network in Italia, candidati e hr manager ancora faticano a vedere nei social media degli strumenti professionali: il 53% degli intervistati non li ha ancora utilizzati per la ricerca di un impiego e il 51% dei selezionatori non li ha ancora annessi agli strumenti utili alla propria attività di recruiting.
Tra le persone che dichiarano di averne fatto uso per cercare una nuova occupazione il 41% lo fa da poco tempo (meno di un anno), il 39% da più di un anno e una parte più modesta, pari al 20%, da oltre tre anni. Percentuali analoghe sono state registrate tra le imprese.

Secondo l’indagine, tra le persone digital il 38% ne fa uso per cercare offerte direttamente sulle pagine e profili aziendali e il 29% per dare visibilità al proprio curriculum. Tra gli hr il 25% dichiara di averli utilizzati per individuare un bacino di candidati più mirati, il 21% per allargare il bacino di utenza e il 17% per controllare quanto riportato nel cv. 

Nella fase di selezione e colloquio, inoltre, sette hr manager su dieci dichiarano di non aver mai escluso nessuno a causa di contenuti visionati online. Solo un hr manager su tre tra quelli che ne fanno uso ha portato avanti un processo di recruiting utilizzando esclusivamente i social media. Il 31% dei selezionatori valuta positivamente profili online curati e professionali, il 20% la personalità proattiva dei candidati e il 18% referenze e commenti postati da altre persone.

Dalla survey si evince anche che i lavoratori nel Sud Italia sembrano essere svantaggiati rispetto a quelli del Centro e del Nord, nonostante siano più rappresentati rispetto agli altri tra quelli che dichiarano di aver inviato candidature per annunci trovati online tramite i social network.

Infine, cresce l’attenzione alla privacy: il 70% dei candidati afferma di aver controllato almeno una volta che cosa si dica di lui/lei sul web mentre il 39% regolamenta l’accesso alle proprie informazioni a seconda del tipo di contatto così come il 27% permette di consultare i propri contenuti solo a contatti diretti e approvati.


 

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