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Esordio dello Iab Mixx: non per business, per database. E l’Italia non sfigura, anche se poco spinge

24/01/2012

Si è tenuta ieri sera la prima volta dello Iab Mixx italiano, nato negli Usa per premiare la creatività delle strategie digitali. E già sapete il vincitore, così come le campagne che si sono aggiudicate il podio nelle differenti categorie previste. Con lo Iab a complimentarsi del livello della creatività italiana, seppur ammettendo che rispetto all’America qui ancora poco si spinge

126 i progetti iscritti, oltre 300 le persone intervenute ad applaudirli, dimostrando che, pragmatismo da crisi nonostante, statuetta e podio hanno sempre il loro appeal nei confronti dell’agenzia e dei clienti. Eppure lo Iab non parte con l’idea di farne un business (sui 1000 euro il costo dell’iscrizione a campagna, con le entrate di quest’anno a coprire il budget dell’avvio), quanto piuttosto di creare il primo data base dei lavori digitali nostrani. 

Come al microfono di youmark spiega Salvatore Ippolito, presidente vicario Iab Italia, con il quale abbiamo pure ironizzato sulla ‘maledizione dell’audio’ che sembra incombere sulla sua presidenza. Reduci, infatti, dal Forum in cui fece cilecca lasciando il presidente della camera Fini completamente scollegato, anche ieri sera sulla sua qualità c’era di che obiettare. Il bello della diretta, direbbe qualcuno. O semplicemente amori e dolori dell’off line... e se si optasse per vivere solo on?

 

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