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Fedele Usai/ Condé Nast: più che l’edicola, in crisi è il modo di comunicare. Myself lo dimostra

22/12/2011

Non a caso, in Condé Nast già parlano di successo. Perché il secondo numero di Myself, il nuovo mensile diretto da Valeria Corbetta (ricordiamo che a essersi aggiudicate il budget del lancio in comunicazione sono state Euro RSCG per la creatività e MediaCom per il media), pur mancando 15 giorni di vendita, in edicola ha già raggiunto le 280mila copie (cui si aggiungono le 6.500 in abbonamento, che nel 2012 si stima diventeranno 30.000), avendo alle spalle un numero di lancio da 322mila, contro le 200mila obiettivo di una pianificazione ampiamente superata. Il tutto grazie al prodotto. A contare, infatti, non è il canale, ma il contenuto. Con lettori e investitori sempre più selettivi e convergenti nella ricerca di una partecipata qualità. 

Ma torniamo al successo di Myself, che in Condé Nast avvalora la tesi soprastante e testimonia come, crisi nonostante (a quella dell’editoria si aggiungono infatti quella del sistema Italia e quella europea), lo spazio per prodotti contemporaneamente efficaci c’è (Condé Nast a livello mondiale chiude il 2011 a +30%. In Italia il fatturato ante imposte segna +20%, stimando che nel 2012 si possa aggiungere un ulteriore incremento del 10% a quota 200 milioni))

Anche perché il Myself italiano deve fare da apripista per il lancio internazionale, con la sola Germania a esserne stata pioniera già nel 2006, attestandosi oggi sulle 300mila copie al mese. Il segreto? Ascoltare, dialogare, essere credibili e autorevoli ma in un rapporto alla pari, intercettando il nuovo lettore. Che per Myself è quella donna (un bacino potenziale pari a 4 milioni) che sa quello che vuole. Non è velina, ma le piace prendersi cura di sé e pensa che piacersi sia un diritto. E’ sposata, ma anche no. In carriera, ma anche no. Con figli, ma anche no. Soprattutto consapevole, plurale, certa sia arrivato il tempo di sostituire il dovere con il volere. 

Un mix che anche pubblicitariamente paga (oggi per le case editrici il 70-80% delle entrate deriva delle aziende, nemmeno i quotidiani possono più vivere di diffusione). Come dimostra la natura della raccolta. 140 pagine di pubblicità, di cui il 70% dei consueti beauty e moda, ma con un 30% di extra settore, dal food all’arredo, dalla tecnologia alle auto

Al microfono di youmark Fedele Usai, senior vice president advertising & branded solutions Condé Nast Italia.

 

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