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Per la Milano che non vuole pagare per vivere dove vive, raccolta firme contro l'Area C

09/11/2011

Così da poter proseguire con un referendum per dire no. Forti proprio di quell’esperienza londinese tanto menzionata da chi questa nuova tassa l’ha disegnata in nome del bene collettivo (in merito abbiamo chiesto anche un’intervista al sindaco Pisapia, ma senza successo). Nella City, infatti, il resoconto non è certo lusinghiero (nemmeno a livello economico nonostante il provvedimento valga 16 euro ad auto), tanto che lì la cosiddetta Area C (Milano ne ha copiato paro paro il nome) ha già subito restrizioni e in non pochi spingono per l’abolizione. Eppure da noi sembra che il provvedimento non lasci scampo. Dal 16 gennaio chiunque vorrà varcare in auto il centro (intendendo la cerchia interna ai Bastioni) sarà costretto a pagare 5 euro, che per i residenti scendono a 2. Il che significa che per fare la spesa, portare i bimbi a scuola, andare a trovare genitori magari anziani, lavorare, insomma vivere, si dovrà dare questo obolo quotidiano al Comune. Così come per chi viene da fuori il provvedimento 'porterà' nelle tasche uno stipendio decurtato del relativo importo per accedere al posto di lavoro, perché spesso per molti si tratta di necessità quotidiana. Senza poi parlare delle conseguenze economiche per i bilanci di negozi, ristoranti, cinema, teatri. Il tutto per risolvere poco, o nulla. 

Perché ad aumentare la concentrazione di polveri sottili nell’aria più che le auto possono i sistemi obsoleti di riscaldamento. Indubbio, poi, che alla fine i più, da necessità costretti, finiranno per pagare, annullando il benefico effetto sperato per traffico e ambiente. Senza dimenticare che i 34 milioni dal Comune attesi non riusciranno, come promesso, a definire investimenti in nuovi servizi e mezzi di trasporto, visto che per la maggior parte saranno assorbiti dal costo dell’impianto per rendere operativo l’ingranaggio (l'esperienza del vecchio Ecopass a firma Moratti insegna) . 

Ecco perché l’opposizione torna alla carica. Da un lato improntando una Class Action con ricorso al Tar, dall’altro organizzando un nuovo referendum che porti i milanesi a esprimersi esplicitamente sul tema (e con chiarezza, visto che non tutti sembrano aver effettivamente capito i dettagli del progetto, specie riguardo al pagamento obbligatorio per qualsiasi auto, eccezione solo per ibride ed elettriche, senza distinzioni di cilindrata. Dunque una smart alla stregua di un suv)

Per procedere servono 5.000 firme autenticate. A breve inizierà la raccolta, comunicando dove e come poter dare il proprio supporto per eliminare quella che a tutti gli effetti è anche una tassa contro la libertà individuale. E poi, per onestà intellettuale va pure detto che le polveri sottili non uccidono e che la loro concentrazione è maggiore nei pressi di metropolitane e caminetti, evitando dunque di far ricadere la responsabilità solo sulle quattro ruote (che è vero, a Milano sono troppe, 600 ogni mille abitanti, e non ci stanno. Ma probabilmente all'abuso del numero di possedute per  famiglia sarà lo stesso mercato a porre rimedio).

Come al microfono di youmark spiega il capogruppo Pdl a Milano Carlo Masseroli.

 

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