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Promozioni, strategicamente concrete

26/11/2007

Un sistema adv. centrico non è un problema solo per chi si occupa d’altro. Insomma, se le risorse più ingenti spettano sempre e comunque alla pubblicità, a ‘piangere’ non dovrebbero essere solo eventi, crm, direct, web e promozioni, ma le stesse aziende. Che non sono in grado di fare accordi degni con la distribuzione, per cui l’innovazione non passa. E che si preoccupano più del posizionamento che del fatturato. Il problema è che in troppi ancora non sanno cosa effettivamente significhi progettare il modo di restare ‘vicino’ ai propri consumatori. E’ lo sguardo allo scenario della promozione, raccontato a youmark da Diego Masi e Stefano Giordana, rispettivamente presidente e amministratore delegato Promotions Italia.

Perché alla fine chi decide? Troppo spesso l’ufficio acquisti, tra l’altro con velleità di giudizio creativo, ma con la logica del minor prezzo a sovrastare qualsiasi ragionamento strategico. E qui sta il punto. Perché l’investimento dovrebbe essere in linea con gli obiettivi di chi ha generato il brief.

Ma non solo. L’incubo del ‘tattico’ aggrava la situazione pesando sullo sviluppo più innovativo delle promozioni. Che intendiamoci, non vanno male. Piuttosto non liberano appieno tutte le loro potenzialità. Perché in sé hanno molto. Non solo locandine e hostess, concorsi e loyalty, ma eventi, web, modi concreti di restare vicino ai propri consumatori. E un sogno per il 2008, contribuire a creare, nonostante la congiuntura, qualche milionario in più, magari a discapito di altri. Insomma, assumere per ‘davvero’ il ruolo di diretto generatore di fatturato e di business. Anziché coprire i buchi, accontentandosi di frange di budget.

Anche perché per loro il momento è ottimo. Con le marche a cercare modi di comunicazione fuori dalle consuetudini, di impatto e grande visibilità. Oggi la lotta tra i brand non riguarda i reciproci posizionamenti, quanto il modo in cui sanno arrivare alla ‘pancia’ e alle ‘tasche’ dei consumatori. E’ importante quanto si vende, non quanto si fa credere di vendere.

Ma allora perché la graduatoria dei settori che investono maggiormente in promozione è così simile a quella della pubblicità? Perché, ad esempio, ancora langue l’impegno di banche e assicurazioni e di tutte quelle realtà che ‘contrattualizzano’ il proprio cliente e che qui troverebbero ottime opportunità per soddisfarlo?




 

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