Il nuovo consumatore è social correct
19/11/2007
La reciprocità diventa chiave di volta. E l’empatia premierà quei brand che meglio sapranno interpretare le rinnovate attese. Assumendosi le proprie responsabilità.
Per un mondo migliore. Al di là dei proclami sembra che l’atteggiamento del nuovo consumatore - sempre più globalizzato ma anche informato e sensibilizzato - sia cambiato. E se prima lo era più nelle intenzioni che nei fatti, ora l’atto, quello di acquisto in particolare, assume precisi connotati e sempre più li assumerà in futuro. Un acquisto che diventa consapevole e a cui si vuole attribuire un significato che vada oltre il puro piacere di possedere o dell’usare.
Forse anche un alibi, per pararsi la coscienza. Resta il fatto che il sociale fa il suo ingresso trionfante sullo scenario dei consumi e ciò che prima pareva più un optional ora diventa must. Con un passaggio ulteriore, perché se consapevolezza e responsabilità devono essere, che siano reciproche. E’ il vincolo, il patto, che legherà in futuro brand e acquirente.
‘Mutual Social Responsability’, così viene definita oltre oceano. “E’ il nuovo fenomeno a cui stiamo assistendo”, commenta Mitch Markson, presidente di Edelman Global Consumer Brand e fondatore di Goodpurpose. Confortato dai dati di una ricerca che ha sondato 5.600 consumatori di nove Paesi: Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Germania, Brasile, Italia, Giappone, India e Canada. “E’ la naturale fusione fra la corporate social responsability e il più tradizionale cause-related marketing”, aggiunge.
Se le dichiarazioni saranno supportate dai fatti, le aziende hanno materia su cui riflettere. Perché il rischio è che l’85% dei consumi subiscano uno spostamento a favore di chi può garantire una migliore salvaguardia e tutela ambientale o un coinvolgimento in cause a difesa della salute e del benessere inteso in senso più generale. E non solo, perché la metà del campione è anche disposta a fare da cassa di risonanza - e sappiamo come internet amplifichi nel bene e nel male i messaggi - a favore di un prodotto che si sia assunto tale impegno.
Le conferme già oggi non mancano. Pensiamo a brand come Dove, The Body Shop, Virgin o Coca-Cola, che il tema della responsabilità sociale lo stanno già cavalcando e che sono entrati nel vissuto di molti di noi proprio forti di questo orientamento. E laddove l’impegno esiste, il ‘fare guadagno’ non viene visto in modo negativo. E’ proprio questo il tacito accordo: tu mi aiuti a vivere in un contesto migliore, io contribuisco al tuo arricchimento.
C’è anche un’opportunità da cogliere. Perché se è vero che ‘l’impegno’ farà da spartiacque, molto poco ancora si sa di chi ha già iniziato a impegnarsi. Nel mondo solo il 39% dei consumatori sono al corrente di un qualche brand che si è già mosso in tale senso. A questo si aggiunge che la mancanza di tempo (52%) e di denaro (41%) vengono additati come le principali cause di uno scarso impegno personale. Ai brand viene dunque chiesto di diventare ‘tramite’ per poter contribuire in qualche modo. Dunque molto margine di comunicazione c’è per chi decida di approcciare questo posizionamento.
guarda tutti i Trend