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Annamaria Testa
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Grazie donne! E’ tutto rosa il merito del ritorno dei soci Adci nei dibattiti che contano

05/04/2011

Nonostante non si voglia parlare di pretesto, quanto di occasione, è proprio grazie alle donne che la pubblicità torna a essere considerata per capacità di condizionare usi e costumi sociali (ma ci auguriamo che le reazioni a ‘lati B’ & company non significhino atterraggio nell’area del ridicolo. Che dire ad esempio, e non ce ne voglia Tim, della parte della Balti negli spot firmati Santo? Non è che per non farla oggetto si finisca per promozionare la donna ‘sciocchina’?). Con tutte le implicazioni che il fatto comporta, soprattutto quando la ‘moralità’ italica sembra essere messa sotto torchio. Da tempo, infatti, mancava il parere del comparto su questioni di carattere collettivo, quasi che i professionisti di settore non fossero all’altezza di esprimere pareri, al contrario di quanto nel nostro Paese forse in troppi fanno. Chissà che cavalcare l’aspetto ‘rosa’ del degrado creativo (perché di questo infine si tratta) non faccia il bene di tutti. Agenzie, creativi, consumatori e brand. 

In occasione del convegno ‘Il consumo dell’immagine della donna’, che si è svolto ieri a Roma presso la sede della Fnsi, 21 aziende, 21 associazioni dei consumatori socie di Consumers’ Forum, istituzioni, 2 università, esperti di comunicazione e pubblicitari si sono confrontati sul tema ricorrente della pubblicità offensiva, stereotipata e lesiva dell’immagine femminile.

Ancora un’occasione per parlare dell’uso, consumo, e abuso della figura femminile in pubblicità, con lo scopo di ottenere la produzione e trasmissione di messaggi corretti che rispettino l’immagine delle donne, la dignità della persona, per la proibizione di reclame dai contenuti discriminatori o degradanti basati su stereotipi di genere.

"Prima ancora di intervenire nella pubblicità, infatti, bisogna intervenire nella società", ha affermato Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori, "perché è la società che determina i modelli culturali, che condiziona tutte le operatività messe in campo, tra cui la pubblicità. La soluzione è riproporre un ruolo sociale delle associazioni dei consumatori a difesa di una società che sta scontando, da non poco tempo, una regressione socio-culturale allarmante. Quindi, il controllo delle pubblicità deve esser visto solo come un intervento di primo livello. Bisogna battersi nella società affinchè ci sia maggior occupazione e maggior welfare consentendo alle donne di lavorare in condizioni paritarie. Per quanto attiene agli interventi nello specifico settore pubblicitario, la prima cosa da fare è denunciare gli spot che offendono la dignità della donna, in secondo luogo, fare protocolli d’intesa con le imprese, come quello che è già stato sancito tra il Ministero per le pari Opportunità e lo Iap, a controllo che il marketing e la pubblicità garantiscano il rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona e non diano luogo a discriminazioni dirette o indirette nei confronti delle donne".

L’associazione Consumers’ Forum ha presentato per l’occasione la ‘Carta degli impegni’ per sostenere, attraverso le proprie attività di formazione e di ricerca, modelli di sviluppo culturale ed economico basati sul rispetto della dignità della persona, per diffondere la conoscenza di strumenti di controllo istituzionali e di autoregolamentazioni preposti al monitoraggio della pubblicità commerciale, favorire il dialogo e la riflessione tra operatori di pubblicità, aziende, consumatori e autorità di vigilanza per salvaguardare il corretto richiamo dell’immagine della donna. 

Intervenuti al convegno anche Annamaria Testa e Massimo Guastini, presidente Adci (youmark li ha intervistati entrambi), che hanno presentato il Manifesto Deontologico a dimostrazione dell’impegno a migliorare gli standard della creatività, per promuovere nuova consapevolezza sulla loro importanza all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere. 

Francesca Mautone, Roma

 

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