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Domenico Procacci, Fandango
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La più grande volgarità è la banalità. Qualunquemente nelle sale da oggi. E va anche a Berlino

21/01/2011

Il film di Giulio Manfredonia (sceneggiatura Antonio Albanese e Piero Guerrera) con protagonista Antonio Albanese, alias Cetto La Qualunque, infatti parteciperà al 61º festival di Berlino (10-20 febbraio) nella sezione Panorama, secondo italiano ammesso, visto che dovrebbe pure esserci Gianni e le donne di Gianni Di Gregorio. Nelle sale italiane, invece, esordisce oggi, in 600 copie, distribuito da 01, prodotto da Fandango, in collaborazione con Rai Cinema. Ed è già un successo. Sul web spopola il video ‘Onda Calabra’, mentre il sito del Partito du Pilu fa boom. La storia la si immagina, tanto Cetto La Qualunque è conosciuto. Si tratta delle sue gesta per diventare sindaco di Marina di Sopra, volendo combattere la legalità che il candidato suo concorrente vorrebbe imporre

Un film neorealista, come lo stesso Albanese ama definirlo, una storia paradossale che curiosamente si interseca con quanto realmente succede. Un fumetto. Una comicità vera, arricchita da una regia capace di dare il tono giusto a ogni elemento, forte del contributo di una scenografia e di costumi che ‘spaccano’ e di un cast da 10 e lode

A partire da Sergio Rubini, nei panni dello ‘stratega’ milanese, ma in realtà pugliesissimo, Lorenza Indovina, ossia Carmen la moglie di Cetto, Davide Giordano, Melo il figlio troppo per bene da ‘trasformare’ a immagine e somiglianza del padre, Antonio Gerardi, il tenente Cavallaro, Luigi Maria Burruano, l’imprenditore, e la debuttante Veronica da Silva, che è ‘cosa’, l’amante brasiliana. 

Contro quella che è la vera volgarità dei nostri tempi, la banalità. 

Youmark vi propone alcuni minuti della conferenza stampa milanese, svoltasi ieri a Milano, e l’intervista a Domenico Procacci, Fandango

 

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