Quando il corpo femminile è grottesco in pubblicità. E creativi e aziende ne sono responsabili
21/01/2011
La casa di produzione Non Chiederci La Parola ne è convinta, chi fa pubblicità influenza il comune sentire, tanto che, mercoledì scorso a Roma, in occasione dell’evento ‘Questione Italia, questione femminile’, organizzato dall’Associazione Pari o Dispare (promotrice del ‘Manifesto per un utilizzo responsabile dell’immagine femminile nei vari media’), ha presentato il nuovo format ‘La Réclame’. Un progetto video in formato web series, che vede protagoniste le pubblicità che colpiscono l’immaginario collettivo attraverso l’uso inappropriato del corpo femminile. In poche parole, l’intento è che creativi e aziende si trovino faccia a faccia ad analizzare quei concept in cui del corpo della donna se ne sarebbe potuto fare tranquillamente a meno (ascolta al microfono di youmark Anna Maria Aloe, vicepresidente di Non Chiederci la Parola).
Anche perché l’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa su tutti gli indicatori che misurano l’equiparazione delle donne, con l’eccezione dell’istruzione e della salute (siamo al 92° posto per partecipazione e opportunità economiche. Le donne che lavorano a tempo determinato sono il 14% vs il 12% degli uomini e quelle part-time il 28,34%, contro il 5,50%).
Eppure si laureano di più e meglio degli uomini (tra i laureati nella fascia 25-64 anni, il 15,7% sono donne e il 13% uomini) e negli ultimi 30 anni sono entrate in tutti i settori del mercato del lavoro, sia pubblico che privato. Come dire, il nostro paese non utilizza appieno il talento femminile a disposizione, nonostante l’impiego di donne in posizione di alta responsabilità è provato migliori i risultati dell’azienda e l’ingresso di 100mila donne nel mercato del lavoro genererebbe un aumento del Pil pari allo 0.28%.
Non a caso, l’Associazione Pari e Dispare ha proposto la definizione di una Authority che vigili contro le discriminazioni di genere e soprattutto sul rispetto di uguaglianza di trattamento tra i sessi. Ma anche l’impiego a favore della conciliazione lavoro/famiglia dei risparmi derivanti dall’aumento dell’età pensionabile delle donne (circa 242 mln di euro l’anno) e un osservatorio sulla presenza femminile, qualitativa e quantitativa, nei programmi Rai.
A discutere del tema, Emma Marcegaglia, presidente Confindustria, Emma Bonino, vice presidente del Senato; Anna Finocchiaro, senatrice. Youmark ne ha approfittato per scambiare con loro due chiacchiere. Perché, soprattutto a livello mediatico, siamo poi sicuri che le donne siano così vittime?
Francesca Mautone
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