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Oggi l'editoriale lo scrivo io/ Maurizio Sala - Che una app risvegli la creatività

08/11/2010

Non c’è più l’internet di una volta. Ce lo dicono Chris Anderson and friends (Wired) e probabilmente c’è da crederci visto che loro di solito le previsioni le azzeccano. Dal web aperto e libero dove stanno tutti, si migra verso tanti territori circoscritti, perlopiù proprietari, ognuno col suo pubblico. Sono le applicazioni. 

A volte così grandi da diventare un web nel web, come nel caso di Facebook. Sempre Anderson suggerisce agli increduli di guardare alle tre porte d’ingresso a tutto questo: pc, tablet e smartphone e di notare come queste ultime due - oltre a essere mercati in crescita esponenziale - sono proprio mondi di applications. Il segnale è chiaro. 

Il democratico browser sta perdendo colpi e con lui il mercato libero digitale, ovvero la rete è sempre meno luogo di permanenza e sempre più di trasporto dati, mentre il pubblico che prima stava lì adesso si intrattiene dentro le applicazioni. Plausibile? Assolutamente. 

Brutta storia per l’esprit del web ma buone nuove per molti creativi dell’advertising business, perlomeno i più curiosi e intraprendenti. Primo perché se la gente passerà il tempo nelle applicazioni, è lì che le marche dovranno essere. Secondo perché le applicazioni sono sottoposte alle leggi della creatività in modo inesorabile: scarichereste un’application inutile o ne navighereste una noiosa? 

Per creare un’applicazione si fanno conti con programmazione e interfaccia come per uno spot si osservano le leggi del cinema e della fruizione televisiva. Però la controparte resta sempre l’animo umano con i suoi insights, come l’obiettivo quello di inventare un concetto, un’idea capace di attrarre una determinata fetta di persone all’interno di un ambito creato ad hoc. 

Mutano completamente gli strumenti e aumenta la complessità ma il principio è molto simile alla creazione di una campagna. Non a caso la campagna è uno spazio delimitato e identificabile nel panorama mediatico esattamente come l’applicazione è uno spazio circoscritto rispetto al mondo digitale. La prima è nata per parlare della marca, l’altra si presta ad ospitare e a intrattenere il suo pubblico. 

Come le campagne le applicazioni saranno soggette alle dure leggi della concorrenza. L’implacabile Anderson ci fa appunto notare che mentre possiamo caricare un browser di tutti i link che ci pare, viceversa non possiamo seppellire un qualunque desktop sotto una tonnellata di icone. Il banale morirà da piccolo nel mondo prossimo venturo. Creativi are back, dunque. C’è da apprendere nuove nozioni e questo non sarà certo la fine del mondo, ma il talento che serve - a differenza di internet - è ancora quello di una volta.

Maurizio Sala, partner e direttore creativo Bitmama 

 

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