Chi è pro e chi contro l’Adci? Alla ricerca di un presidente doc che faccia dire sì a tutti
07/10/2010
E proprio cercando di identificare il suo nome, youmark ha chiacchierato al proposito con cinque creativi italiani, nell’intento di allargare la questione a molti. Perché a fronte della nuova nomina, molto bolle in pentola. A partire dalla stessa ragione d’essere dell’associazione. Sognando una nuova dignità professionale da difendere, ma soprattutto da far valere. Nei confronti dell’esterno, del nostro mercato e del mondo. Così, chiunque senta di poter o dover utilmente dire la sua, si unisca alle opinioni che qui sotto riportiamo scrivendoci a redazione@youmark.it.
Francesco Emiliani, Grey
"Non sono iscritto, ma se avesse un senso mi iscriverei. Mi piacerebbe sapere quante copie dell’Annual si stampano e quante ne vengono vendute all’estero. Il problema è che un’associazione fatta di caste. Siamo un paese di traffichini e si riflette anche in questo caso. E’ un peccato, ma così l'Adci non ha alcun senso di esistere. Si riduce a organizzare feste a cui partecipano sempre meno persone. Io sono interessato alla qualità e l’Adci dovrebbe farsi portabandiera della migliore creatività italiana, tutelare la nostra categoria, promuovere i nostri migliori lavori e fare cultura nei confronti delle aziende. Tenendo conto di quanto prodotto da qualsiasi agenzia e non solo di quelle che hanno più soci iscritti. In quanto al presidente, poi, continuo a credere che l’esperienza professionale conti qualcosa. Purtroppo i grandi nomi della pubblicità oggi non ci sono più. Quando si parla di creatività italiana si ricorda ancora Gavino Sanna. Piuttosto eleggiamo lui presidente a vita. Un’associazione deve tutelare il lavoro di chi ne fa parte, essere come un potente sindacato. Oggi l’Adci non è nulla di tutto questo".
Pietro Maestri, JWT/RMG Connect
"Sono iscritto all’Adci da molti anni e non ho mai smesso di farne parte. Se non altro perché, ad oggi, non è stata sostituita da altro. E’ l’organismo rappresentativo dei migliori creativi italiani. Tenendo conto dei criteri di ammissione, su cui si può concordare o meno. La sfida futura sarà quella di farci avere visibilità all’esterno. E penso al mondo dell’industria e anche a quello dei media. Per ribadire il valore che hanno le nostre idee e il nostro lavoro, che ormai valgono sempre meno. Perché fino a quando ci diamo i premi fra di noi e davanti a una caipiroska ci diciamo quanto siamo bravi, non andiamo da nessuna parte. Finora l’unico presidente, a memoria, che è riuscito a farci avere visibilità è stato Maurizio Sala".
Maurilio Brini, Tribe
"Faccio parte dell’Adci dal 1995 e credo che ancora oggi abbia senso farvi parte, ma fattivamente. Perché opportunità di relazionarsi, condividere e realizzare qualcosa di concreto. Ad esempio, ho partecipato alla ‘Banca delle Ore’ mettendo a disposizione parte del mio tempo per attività utili all’associazione, come lo sviluppo del suo sito. E’ inutile lamentarsi se poi non si fa niente. Credo che buone basi per il futuro possano essere l’apertura e l’ascolto. Solo aprendoci, infatti, potremo riacquistare un ruolo all’esterno. Mi chiedo, ad esempio, perché l’Adci non abbia aderito alla Settimana della Comunicazione che si è appena conclusa a Milano. Spero che il prossimo presidente sia una persona giovane e che non appartenga a lobby, che da sempre hanno condizionato il nostro club. Ma che ora non hanno più senso di esistere".
Roberto Battaglia, 1861united
"Sono uscito dall'Adci quattro anni fa, in disaccordo sui criteri di valutazione delle campagne da inserir nell'Annual. Resto convinto che un'associazione come questa debba rappresentare il fiore all'occhiello della nostra produzione. Come la moda, che porta in passerella le punte di diamante delle creazioni. Sono queste che fanno il giro del mondo, che danno il 'polso' sul mood di uno stilista, che indicano la strada, che sono esempio e stimolo per l'intero comparto. Oggi l'Annual dell'Adci non ha più senso di esistere così come è concepito. Mi chiedo quante copie se ne vendano. Il mondo è cambiato, i media sono cambiati. Altri sono diventati i luoghi deputati alla creatività. Pensiamo solo a internet e alle opportunità di visibilità che offre. Certo, è più facile distruggere che creare. Facile, dunque, sparare a zero su quanto fatto ad oggi. Io preferisco essere costruttivo, dando comunque il merito a chi finora nell'Adci ha speso tempo e energie. Ma le logiche vanno cambiate, lo Statuto ripensato, le lobby devono morire. Per far nascere una 'nuova' associazione, che protegga e difenda il nostro lavoro. E dove il solo fatto di esserci rappresenti un merito".
Stefania Siani, DLV BBDO
"La presidenza dell'adci è un lavoro a tempo pieno. Mi auguro che il prossimo presidente possa spendersi full time e in modo carismatico e totale a favore di una categoria, la nostra, che ha un estremo bisogno di essere riaccreditata. Marco ha fatto il massimo ma adesso dobbiamo tornare a fare sistema. La mia unica tensione è che si crei preparazione e amplificazione sul tema del digital che è la grande sfida di aggiornamento che siamo chiamati ad affrontare. Sul nuovo presidente non è importante l'età anagrafica ma la capacità di comprendere la rivoluzione che siamo chiamati a compiere e in cui dobbiamo accompagnare le aziende".
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