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Paolo Casti, chief strategic officer Clear Channel


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Lo showreel della nuova esterna Clear Channel


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Pierdonato Vercellone, direttore comunicazione del Comune di Milano


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Giulio Malegori, ceo Aegis Media Italia


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Gilda Bojardi, direttore Interni


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Fabiana Giacomotti, direttore Fashion Illustrated e docente Università di Roma La Sapienza


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Davide Rampello, presidente La Triennale di Milano


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Giovanni Terzi, assessore attività produttive Comune di Milano
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Casti/Clear Channel: l’esterna che arriva vuole nuova creatività. Noi già l’abbiamo. In casa

23/06/2010

L’esterna che verrà non sarà più solo di prestigio, ma anche di peso. Nel senso che pure nel centro consentirà ai brand di sviluppare massa critica, proprio in quelle zone ritenute più rilevanti. Le copertine delle città. Le loro prime pagine. Con impianti non impianti, che sfrutteranno la luce, rendendo plasmabili mura, monumenti, palazzi e vie, che temporaneamente si piegheranno ai messaggi delle marche (guarda lo showreel a firma Clear Channel). Sposando l’obiettivo di eco sostenibilità delle scelte, ma chiedendo alle amministrazioni uno sforzo per allargare la portata delle autorizzazioni e alle aziende più coraggio (dopo l’estate Ikea sperimenterà per prima la nuova proposta Clear Channel, sfruttando la possibilità di uscire con le immagini dal formato, grazie alla luce). Sperando che la validità teorica del triangolo tra media tradizionali, rete (nel senso di web e realtà virtuale) e territorio, con cui worldwide si descrive la comunicazione del prossimo futuro, trovi verifica concreta in pianificazioni capaci di dare a ogni vertice il giusto peso. Accorgendosi che l’esterna è cambiata. Osa. Ma ha bisogno dei budget dei clienti per andare oltre la sperimentazione. Mentre la creatività ce l’ha già in casa. Come al microfono di youmark spiega Paolo Casti, chief strategic officer Clear Channel.

MilanoOoh, l’evento organizzato ieri sera da Clear Channel inaugurando la mappatura delle città ‘palinsesto’ con il capoluogo meneghino, ha fornito più di uno spunto di riflessione. Partendo dalla voglia di conoscere questa città, grazie alla visione pluridisciplinare emersa dagli interventi che nel palco si sono susseguiti onorandone l’operosa e sfaccettata creatività

Davide Rampello
, presidente La Triennale di Milano; Giovanni Terzi, assessore attività produttive Comune di Milano; Gilda Bojardi, direttore Interni, Fabiana Giacomotti, direttore Fashion Illustrated e docente Università di Roma La Sapienza, Pierdonato Vercellone, direttore comunicazione del Comune di Milano; Marco Pavanello, direttore marketing e comunicazione Atm e Giulio Malegori, ceo Aegis Media Italia (youmark vi propone uno stralcio del discorso tenuto da ognuno).

Ma anche argomentando in mappa quello che le sue zone rappresentano. La Cerchia dei Navigli (Zona Rossa), le Mura Spagnole (Centro) e la Circonvallazione Esterna (Area di Gravitazione), in pratica confini naturali riconoscibili, soprattutto per le loro caratteristiche specifiche e distintive. In tema di qualità urbana, di tipologia di servizi, di livello degli esercizi commerciali, di gente che cammina per strada. Ad esempio, i ‘single’ nella zona rossa sono il 45%, mentre scendono al 43% e al 41% nelle due corone adiacenti, precipitando al 33% nella zona compresa tra la circonvallazione esterna ed i confini comunali. Ancora, i ‘laureati’che, considerati nella stessa sequenza, mostrano numeri rispettivamente pari al 40%, 38%, 27% e 12%. O la concentrazione di imprenditori e di liberi professionisti, che passa dal 17% della zona rossa al 4% della più periferica, attraverso il 15% e 10 % delle aree intermedie. Ed è sempre in zona rossa e centro che addensano gli stili di vita elitari di Eurisko. L’Elite Maschile rappresenta il 16% nelle due aree più centrali, appena un punto percentuale di meno (15%) nella terza fascia e ben 4 punti sotto (12%) nell’ultima. Idem dicasi per ‘l’elite femminile’ e per ‘i protagonisti’, che partono rispettivamente dal 14% e dall’11% per arrivare al 9% ed al 6%.

Peccato che l’esterna per tempo sia stata in quelle zone più ‘fruttifere’ negata e che anche oggi, nonostante l’operazione BikeMi abbia permesso la disponibilità di nuovi spazi, ancora non riesca a fare massa critica, seppur qualitativamente la portata degli impianti garantisca un prestigio in passato sconosciuto.

E’ che servirebbe una rivoluzione. Soluzioni nuove, creative, riconoscibili, versatili ed ecosostenibili. Una esterna di terzo millennio, fatta di luce. Che impiega anche creatività inedita. Perché di creativi in questo campo non ce ne sono poi molti. Tanto che per le aziende si presenta l’occasione di riappropriarsi delle idee. Con Clear Channel a dirsi già da oggi a disposizione.

 

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