The Ruling Companies: il punto sulla crisi. E noi aggiungiamo, magari
15/06/2010
Ove con il punto si fosse potuto interpetare l’agognata ‘fine’. Perché stando a quanto emerso ieri, durante l’incontro milanese a firma the Ruling Company, dalle parole di Luigi Spaventa, c’è veramente poco da sorridere. Quasi come se l’illusione di un euro ‘salvatutti’ fosse ormai infranta dall’attualità di una crisi che da singoli paesi potrebbe estendersi all’Europa. Con l’aggravante oggi di non poter più tornare indietro, pena l’uscita dalla Ue. In un mondo che con un pesante debito deve fare i conti, sapendo che le armi di imposte e riduzione spesa avrebbero implicazioni disastrose sui consumi. Rendendo la crescita chimera.
Il problema è che la contropartita della moneta unica non è stata la creazione di un’unica, singola entità, ma la coesistenza di diversi stati, senza integrazione, senza strategia politica (e la scarsa capacità di capirsi tra Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy non lascia grandi speranze per l’immediato futuro). Troppo diversi i suoi membri, ognuno a garantirsi il suo debito sovrano, essendo stato impedito alla Banca Europea di poter fungere da finanziatore, dunque senza che a monte sia stato previsto un meccanismo di trasferimento federale, come negli Usa.
Con la conclusione che il beneficio per l’evitato rischio di cambio è stato prontamente rimpiazzato dal rischio di credito. E non è certo l’istituzione del Fondo Europeo di Salvataggio (440 miliardi di euro) che alleverà la situazione, anzi potrà sortire effetti destabilizzante visto che lo stesso per operare richiede il parere unanimemente favorevole dei membri e ha durata solo sino al 2013.
Insomma, un’ulteriore fonte di disequilibrio, amplificato dal comportamento dei mercati finanziari internazionali. Stressati dall’eccesso di debito globale, infatti, sono andati a investire in quei paesi euro che garantivano rendimenti migliori, sostenendone i consumi, specie dove la crescita era bassa. Con il caso della Grecia a rendersi dramma anche a causa delle false verità fatte circolare sui suoi conti, come dimostra un disavanzo che nell’aprile 2010 ha toccato il 13,6% contro paventate percentuali intorno appena al 3%. E il non iniziale sì all’aiuto della Germania a metterci non poco lo zampino, implicando che i fondi d’investimento, gli investitori istituzionali e i fondi pensione nelle migliori delle ipotesi smettessero di acquistarne i titoli, nella peggiore vendessero quanto in portafoglio.
Eppure senza l’euro oggi più non si può vivere. Perché per chi lo rifiutasse implicherebbe automatica uscita dall’Ue, a meno che unanimemente tutti i membri dessero parere concorde al ‘back to the past’ (ricordandoci come per la Germania sia stata il paese che ha più guadagnato dall’euro, con un cambio per lei pressoché fisso e costi che non aumentano). E anche ove fosse un sì corale all’abbandono, si aprirebbe la spinosa questione del come. A che cambio, con che regolamentazione dei rapporti debito credito oggi esistenti in euro?
Meglio allora che i governi si diano da fare facendo i conti con la realtà e con una serie di questioni impellenti da risolvere. Innanzitutto, il ragionamento su come continuare nella strada dell’euro rendendola favorevole alla crescita. Prevenire, dunque, evitando, che la moneta unica si presti a fenomeni di destabilizzazione. E la via è tutta politica, integrazione vera, impedendo ai capitali, con una disciplina ad hoc, di muoversi verso i paesi più convenienti.
E poi basta parlare di crisi. Perché essa implica una fine, mentre il tema è la questione della crescita, che, specie per l’Italia, non è diretta conseguenza della crisi, ma prolungata situazione endemica di stagnazione, addirittura dal 1993. Senza che ancora si intravvedano le basi e le soluzioni per poter crescere.
Chi è Luigi Spaventa
Nato a Roma nel 1934, è Professore Emeritus dell'Università "La Sapienza" di Roma, dove è stato Professore ordinario di Economia politica. Autore di numerose pubblicazioni in materia economica, è stato membro del Centre for Economic Policy Research (Cepr) di Londra, visiting fellow al Souls College, Oxford (1968-1969) e all'International Monetary Fund (1984), titolare della cattedra Luigi Einaudi alla Cornell University negli Stati Uniti (1989). In Italia ha ricoperto diversi incarichi istituzionali, tra cui quello di Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica del Governo Ciampi (aprile 1993 - maggio 1994). E’ stato inoltre Presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena (1997-1998), e Presidente della Consob (1998-2003). Attualmente è Presidente di MTS - mercato leader in Europa per la negoziazione di titoli a reddito fisso - e Presidente di Sator Group, fondato da Matteo Arpe.
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