Wikio in Italia sceglie Promodigital. E il buzz diventa media
17/03/2010
La notizia è la fusione annunciata ieri a Milano tra Wikio, il principale aggregatore di notizie a livello europeo (8 milioni di euro di fatturato, 20 milioni di utenti, 4 milioni nella sola Italia, con all’attivo, anche grazie all’acquisizione lo scorso dicembre del network di monetizzazione di blog e social media Ebuzzing, 800 campagne) e PromoDigital, che entra nel nuovo assetto al 100%, pur mantenendo la buzz company italiana il proprio brand (ascolta l’intervista di youmark al ceo Andrea Febbraio), forte del milione di euro di fatturato 2009 (+20% sul 2008, anno della sua nascita).
Risultato, una nuova piattaforma di relazione tra brand e bloggers, che consente alle aziende (oggi la maggior parte dei contratti viene chiusa con i centri media) di pianificare campagne di buzz e passaparola online su forum, blog e social network, forti della collaborazione degli utenti attivi della rete, in ottica win win (il costo di una campagna varia dai 15.000 ai 100.000 euro, così come il compenso pattuito per ogni blogger può andare dai 10 ai 1000 euro, a seconda del valore del blog gestito, piuttosto che implicare l’offerta gratuita del prodotto, o altre forme di remunerazione, sino a premiare gli stessi lettori con coupon di prova omaggio o sconto) e nel rispetto dell’etica sancita dal Codice Womma, in primo luogo imponendo l’identificazione dei post sponsorizzati.
Ma, soprattutto, la notizia di questa fusione dimostra come il buzz inizi a fare sul serio, divenendo a tutti gli effetti un media. Non a caso, a prendersi a cuore le sue sorti europee è un personaggio del calibro di Pierre Chappaz (ascoltalo al microfono di youmark), ceo di Wikio, nonchè fondatore di Kelkoo (motore di ricerca per lo shopping online, venduto nel 2004 a Yahoo! per 500 milioni di euro), che sta rastrellando le migliori società partner per divenire leader nel vecchio continente (seguendo il medesimo modello di sviluppo utilizzato per Kelkoo).
Avete letto ‘The Tipping Point?' Ossia il saggio di Malcolm Gladwell pubblicato nel 2000? In poche parole trattasi della ricerca di una definizione del punto critico, ossia quello in cui i fenomeni diventano inarrestabili e grandi. Quasi sempre per opera di piccoli cambiamenti. Indicando a regola la così detta ‘legge dei pochi’, cioè la necessità che persone per un qualche motivo capaci di innescare epidemie sociali ci mettano lo zampino.
Sono passati 10 anni. Oggi, in era 2.0, quei pochi sembrano chiamarsi blogger. Credibili e forti, in nome della relazione che hanno creato con il loro pubblico. Un rapporto di rilevanza e stima, una condizione sine qua non, che in qualche modo si fa garante, anche quando la comunicazione capisce il valore di impossessarsene per arrivare dritta al suo consumatore. A milioni di consumatori, perché di queste potenzialità si tratta, spingendo i dialoghi a varcare pure i confini dei social network, puntando dritti alla vita reale di ognuno.
Non a caso, proprio in nome della rilevanza necessaria ad accendere la miccia della propagazione, alla base di tutto ci sta la competenza, quella che solo la passione sa costruire, e che va difesa. Tanto che i blogger scelgono di partecipare solo a campagne che nel proprio contesto hanno senso. Senza mai obbligarsi a difendere tout court prodotti e servizi. Perché è naturale che attivando milioni di conversazioni non si può pretendere di sentire solo pro, sicuramente ci saranno pure i contro. Con la ‘bontà’ del prodotto a farsi, sempre e comunque, spartiacque della voluminosità dei due insiemi.
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