Univideo: buttati 1.000 milioni di euro.‘The End’, della pirateria
11/12/2009
Si tratta della campagna a firma Italik, gruppo Brand Portal, rappresentativa di un pensiero. Se si continuano a scaricare illegalmente i video, i film non avranno un futuro. Perché non ci saranno più le risorse per produrli, considerando che qui la coda lunga può ben poco, tale è l’innovazione tesa a definizioni sempre migliori. E l’interesse non è solo dell’industria (che l’Unione Italiana Editoria Audiovisiva rappresenta al 90%), ma anche del privato. Se non altro perché, come emerso dalla ricerca condotta da Euromedia Research in collaborazione con Matteo Brega, docente all’Università Iulm e titolare della cattedra Unesco dell'Osservatorio dell'Immaginario, il downloading illegale è la seconda causa di guasti al software. Scaricare file illegalmente, infatti, significa dare via libera a virus informatici, oltre che alla violazione della propria privacy. Con danni economici che arrivano ai 500 milioni di euro all’anno. Soprattutto scoprendo che il popolo dei downloader è molto più confuso e meno informato di quanto creda. E che un italiano su due reperisce materiali audiovisivi in rete .
Non a caso, una campagna. Per sensibilizzare tutti. Partendo con lo ‘sfruttare’ gli associati Univideo, dunque utilizzando come media gli stessi dvd, ma anche i punti vendita, le catene di videonoleggio, i siti (a Univideo aderiscono anche realtà online) e dal 2010 allargando la portata della pianificazione a sale cinematografiche e altro. Secondo quanto si concorderà con l’associazione Pirateria Audiovisiva, di cui Univideo è tra i soci fondatori.
Ieri, a Milano, in occasione della presentazione della ricerca Euromedia/Iulm che indaga quanto e e come i downloader siano, o meno, consapevoli dei rischi informatici cui vanno incontro (guarda il video Univideo in cui si chiede ai ragazzi il loro parere in merito), youmark ha intervistato Davide Rossi, Presidente Univideo.
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