Sei in: Youmark > Rubriche > Ricerche
rss

Moda, come l'estero ci vede

20/09/2007

Una ricerca mette a nudo l’immagine della moda italiana all’estero, attraverso quello che la stampa internazionale dice di noi. Nonostante l’Italia sia ancora leader, non mancano spunti di riflessione. La nostra moda deve ‘aprirsi’, in più di un senso. Ai giovani, soprattutto, ma anche al nuovo, brand, comunicazione, eventi.

Lo spunto lo offre una ricerca voluta dal Comitato Lombardia per la moda nell’ambito dell’Osservatorio internazionale permanente sull’immagine all’estero della moda e del made in Italy. Il tema è implicito: capire cosa pensano i giornali del mondo di questo nostro ‘gioiello di famiglia’, declinando le opinioni in punti di forza e debolezze, così da ancorare al concreto qualsiasi intervento correttivo.

Perché stiamo parlando di un settore che rappresenta 70 miliardi di fatturato, con le esportazioni a valerne 40, maggiormente indirizzate verso Usa (11%), Francia (10%), Germania (10%), Svizzera (9%), Spagna (7%), Inghilterra (7%). Dunque sono fondamentalmente sei i Paesi flusso di tanta ricchezza, il che lascia aperte domande sul futuro del commercio nei confronti degli emergenti, sollevando anche dubbi su cosa potrà accadere dal 2008 in poi, visto che finirà l’effetto della limitazione alle importazioni cinesi. Ma non divaghiamo. Sono circa 70.000 le imprese di questo sistema, con oltre 850.000 addetti. Nella sola Lombardia, poi, se ne concentrano più di 20.000 di cui il 40% è a Milano.

Ovvio, dunque, che ci si interroghi sulle sorti del comparto, che molto dipendono dalla forza che il made in Italy saprà continuare a esercitare. Non a caso l’impegno annunciato dalla Cciaa supera il milione di euro, riguardando non solo il sostegno alle manifestazioni fieristiche, ma anche supporto alle imprese in nome di un ‘artigianato’ da valorizzare e riscoprire anche attraverso interventi di formazione. Non a caso anche il nuovo Comitato Lombardia per la moda, che nascendo lo scorso maggio si inserisce all'interno della ‘Legge Corsaro’ sulla competitività, ha modificato la modalità del sistema di aiuti al settore, non più a pioggia, ma in base al merito e all’innovazione delle strutture coinvolte. Una sorta di scouting alla ricerca di idee di valore.

Perché, come vedremo, quello che dalla ricerca emerge è un po’ di ‘stanchezza’. Per i soliti nomi, per la solita routine delle settimane della moda italiana. Tra i brand più citati figurano, infatti, solo i grandi noti, Gucci, Armani, Valentino, Prada, ecc, senza nessuna ‘giovane’ new entry, così come tra i testimonial più di richiamo è prima Sofia Loren, seguita da Monica Bellucci, Claudia Cardinale, Isabella Rossellini.

E se è vero che la qualità non si inventa, che l’esperienza ha un peso, così come che di giovani italiani a capo dei più noti marchi internazionali ce ne sono tanti, è altrettanto inopinabile che di nuovi brand in Italia non se ne vedono, da molto tempo. Altra questione scottante la noia delle nostre sfilate. Sicuramente per la carenza delle novità da vedere, ma anche per questa sorta di ‘chiusura’ del sistema, ancora incapace di trovare la sua via per aprirsi all’esterno, propagandosi per osmosi, lasciandosi contaminare e contaminando.

Ecco perché è naturale il paragone con il Salone del Mobile, capace di far vivere nel profondo una città come Milano, in ogni angolo, a diversi livelli. Sempre in tema di negatività, molto sentito è il problema della contraffazione, con i nostri marchi ad esserne maggiormente vittima e il nostro Paese a divenirne destinazione privilegiata. Anche la delocalizzazione produttiva pone qualche dubbio, sopratutto in merito alle sorti future della nostra ambita qualità. Infine il fenomeno dell'anoressia, anch’esso citata tra le debolezze del nostro sistema, quasi che l’Italia fosse in un certo modo complice del dilagare di quella che è ormai diventata la malattia del nostro secolo.

E veniamo alle positività, che ovviamente non mancano. Tra tutte, rilievo alla capacità della nostra moda di appropriarsi di nuovi business e nuovi prodotti. Così come di nuovi punti vendita, tanto che le nostre griffe appaiono nelle più belle vie del mondo, offrendo un’esposizione costante di tanto talento, cosa che nessun altro settore, nemmeno lo stesso design, è ancora riuscito a realizzare.

Ancora, se è difficile che l’Italia dia alla luce nuovi brand, non altrettanto si può dire dei giovani stilisti che stanno occupando posizioni di rilievo, rappresentando un’ulteriore motivazione positiva perché all’estero si faccia riferimento alla nostra moda. Che tra l’altro impatta positivamente anche in abbinata al turismo, facendo parlare delle mete dello shopping, italiano ed estero, sempre made in Italy. Infine, l’eccellenza dei materiali e delle produzioni nostrane. Non a caso, la moda italiana continua, nonostante tutto, ad essere leader.

 

guarda tutte le Ricerche


Giorno Settimana Mese