Foresta Nascosta: nuove e vecchie generazioni comunicano con la città
05/11/2009
Foresta Nascosta è un progetto pubblico a San Giuliano Milanese, un grande album di famiglia della città, realizzato con i tesori custoditi negli alberi genealogici delle case e delle famiglie. Da marzo 2009 a marzo 2011, si muoverà attraverso cinque quartieri della città, ognuno simbolo di un decennio di storia urbanistica e sociale dal dopoguerra ad oggi. Vissuti personali e fotografie di famiglia raccolti da un gruppo di ragazzi di San Giuliano e trasformati in qualche cosa di fisico e visibile, in un Museo Temporaneo di Quartiere racchiuso in due container.
Youmark ne ha parlato con Matteo Balduzzi, Daniele Cologna e Stefano Laffi, ideatori di Foresta Nascosta.
Comunicare la città con le storie della gente. Come e perché vi è venuta questa idea e, soprattutto, ce la raccontate in sintesi?
“Foresta Nascosta è un album di famiglia della città di San Giuliano Milanese realizzato insieme agli abitanti, alla scoperta dei racconti e delle immagini nascoste negli alberi genealogici, quindi nella storia, delle famiglie. Le storie e le fotografie man mano che vengono raccolte sono esposte in un luogo fisico, nuovo, che prima non esisteva. Si tratta di due container, chiamati Museo Temporaneo di Quartiere e Bar delle storie. Qui le testimonianze private delle persone diventano così pubbliche, patrimonio di tutti e stimolo a una discussione e riflessione sulla città, sul suo passato e sul suo futuro. La ricerca e la redazione delle storie sono affidate a un gruppo di ragazzi di San Giuliano, opportunamente formati, in modo che siano loro stessi a compiere un viaggio tra le generazioni e che al termine del progetto si ritrovino con una profonda conoscenza della propria città e anche con la capacità di muoversi a livello organizzativo. Ecco quindi che anche i ragazzi diventano una risorsa importante per la città. Perché l’idea è anche quello dello scambio fra generazioni, di promuovere incontri che altrimenti non avverrebbero, di far passare ai cittadini il concetto che la propria storia e le proprie immagini hanno dignità e valore, e che l’identità di un territorio è un cantiere sempre aperto. Il progetto ci è venuto in mente, su committenza della Provincia di Milano, in quanto sintesi delle nostre competenze ed esperienze, più incentrate sulla sociologia e sulla narrazione quelle di Codici (Daniele Cologna e Stefano Laffi), più legate al visivo e all’arte pubblica quelle di Matteo Balduzzi ".
Dove volete arrivare? Quanti quartieri si sono già raccontati, quanti sono allo studio e, poi, dopo San Giuliano chi viene?
“Al momento stiamo lavorando nel Museo Temporaneo di Quartiere #02, nel quartiere Serenella, un quartiere simbolo di immigrazione, prima dal sud Italia e ora da ogni parte del mondo, un quartiere dalla fama difficile, ma molto vivo e partecipato, capace anche, pur con alcune tensioni, di essere esempio di integrazione. Il progetto nel suo complesso prevede di andare in cinque quartieri di San Giuliano, rappresentativi ognuno di un decennio, dagli anni ’50 ai ’90, ognuno con la sua edilizia. Al termine del progetto, quando avremo raccolto le storie e le foto di tutti e cinque i quartieri e quindi della città, è prevista un’unica grande mostra che presenti tutti i materiali prodotti, accompagnata da un catalogo”.
Vi siete autofinanziati il progetto, o c’è chi vi sta dando una mano?
“Il progetto nasce ormai due anni fa per iniziativa della Provincia, assessore alla cultura Daniela Benelli, che periodicamente chiede a diversi operatori, ricercatori e artisti milanesi di pensare a progetti culturalmente sostenibili, ossia con una ricaduta sul territorio e con il coinvolgimento delle persone. L'iniziativa, chiamata ‘habitat e cultura’, ha portato all’ideazione di cinque diversi progetti, a seconda delle esigenze dei comuni coinvolti. Di questi, Foresta Nascosta è stato l’unico a diventare operativo, grazie al co-finanziamento di Provincia di Milano. Abbiamo poi due sponsor tecnici, che ci consentono di abbattere i costi di realizzazione dei container e delle stampe,Epson e Sogemar, e infine due giornali che pubblicano le storie e le immagini del progetto per aiutare la dimensione pubblica del lavoro. Anche i loro spazi sono gratuiti: IL Cittadino, La Gazzetta del Sud Milano”.
A chi è rivolta Foresta Nascosta? Ai soli cittadini di San Giuliano o a un pubblico più vasto? E come comunicate l’iniziativa?
“Essenzialmente Foresta Nascosta è rivolto ai cittadini di San Giuliano. In primo luogo a coloro che accettano di partecipare con le loro storie e le loro fotografie, poi agli abitanti dei quartieri in cui andiamo e, in generale, a tutta la città che scopre man mano parti della propria storia. Grazie all’uso dei media, alla profondità e al valore estetico, Foresta Nascosta arriva anche a tutta l’area metropolitana milanese, che mano a mano scopre San Giuliano sotto un’ottica completamente nuova, ossia come progetto di arte contemporanea. Di fatto, poi, molte delle storie e dei fenomeni economici, culturali e politici che siraccontano sono comuni a tantissime realtà dell’area milanese e probabilmente d’Italia. La sfida è riuscire a entrare in profondità di un contesto per veicolare poi un messaggio quanto più universale possibile. I diversi media che utilizziamo e le diverse articolazioni del progetto sui vari media - stampa locale, affissioni stradali, allestimento container, inserto speciale, sito web, lavoro sui media nazionali - sono espressione dei tipi di pubblico del progetto”.
Com’è essere ‘artisti pubblici’ nel 2009?
“Per quanto poco oggi possa significare una definizione così di moda e contemporaneamente così ampia da diventare sfuggente, l’arte pubblica forse identifica l’unico ambito del mondo dell’arte in cui è possibile trovare una tensione ‘politica’ e una disposizione d’animo capace di accettare, quasi di ricercare, un confronto sul piano della realtà, direttamente nella società come anche nel mondo dell’arte. Detto questo, riguardo al ‘com’è’, la prima risposta sarebbe 'difficile’, come ogni altro modo di fare arte, peraltro. E contemporaneamente si potrebbe dire che è senz’altro appassionante, che si tratta di un lavoro di grande sensibilità nell’ascolto, di dialogo e di continua reazione, di continuo adattamento e risposta agli stimoli, alle problematiche, alle istanze, alle aspettative, al respiro della società. Al di là della questione prettamente artistica, tutti e tre condividiamo l’idea che sia importante, più che creare immagini, oggetti o ricerche, la volontà di innescare dei processi in cui le persone possano autorappresentarsi e confrontarsi, sentendosi parte di un vivere civile in maniera quanto più consapevole possibile. La stessa idea di temporaneità e povertà insita nei dispositivi del progetto - due container di metallo, qualche registratore per le voci e uno scanner per le foto, piccole calamite per allestire l’esposizione - sottolinea una logica di lavoro soprattutto legata alle relazioni fra persone. L’opera, in fondo, è proprio questa, i legami creati, le sensibilità prodotte, la curiosità nuova verso gli altri, il piacere di esser parte di una comunità attraverso la scoperta della sua narrazione”.
State già pensando al dopo Foresta Nascosta?
“Sinceramente no. Stiamo molto pensando al durante, nella sua doppia implicazione. Da un lato immediata, ossia la continua cura e presenza che un lavoro così articolato e in tempo reale richiede, dall’altro a medio termine, ossia con la ricerca di finanziamenti e risorse per riuscire ad arrivare a portare a termine il progetto per come era stato pensato in origine, con cinque quartieri in tre anni di lavoro. Poi, si vedrà”.
Chi sono
Matteo Balduzzi
Laureato in architettura a Milano con una ricerca sulla fotografia di paesaggio a committenza pubblica. Dalla fine degli anni novanta si dedica a ricerche artistiche in cui la fotografia è utilizzata come mezzo per indagare lo spazio urbano e per creare relazioni tra le persone, proponendo, oltre a lavori di fotografia e video in una tradizionale dimensione espositiva, progetti caratterizzati da forte valenza pubblica e collettiva. Dal 2001 collabora continuativamente con il Museo di Fotografia Contemporanea a Cinisello Balsamo – Milano seguendone la comunicazione, le esposizioni e i progetti speciali. Dal 2005 al 2007 è curatore dell’importante progetto di arte pubblica di Jochen Gerz Salviamo la luna e nel 2008 è ideatore e coordinatore del progetto The Mobile City, a forte taglio sociale, svoltosi contemporaneamente nelle periferie di Milano e Toronto. Attraverso un intervento minimo dell’autore e il coinvolgimento diretto dei cittadini, i suoi lavori cercano di rendere visibili sogni, relazioni e memorie legate ai luoghi e alle comunità che li abitano.
Daniele Cologna
Sociologo e sinologo, laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano, da oltre dieci anni si dedica alla ricerca sociale applicata nel campo degli studi migratori. Tra i soci fondatori dell’Agenzia di ricerca sociale Codici, vi svolge attività di ricerca, formazione e consulenza sui temi dell’immigrazione e della diversità culturale. Ha studiato la lingua cinese presso l’Istituto di Lingue della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano e presso l’Università di Hangzhou in Cina (oggi Università del Zhejiang). Alla propria attività di ricercatore sociale ha affiancato per molti anni quella di mediatore linguistico-culturale per il sistema dei servizi territoriali dell’area metropolitana milanese, sia in ambito educativo che sociale. È docente di lingua cinese presso l’Università degli Studi dell’Insubria a Como. È autore di numerosi libri e articoli sull’immigrazione in Italia e sul modo in cui il crescente pluralismo culturale, etnico, linguistico e religioso sta trasformando la società e la cultura italiane.
Stefano Laffi
Stefano Laffi svolge attività di ricerca, consulenza e formazione nell’area del welfare. Fondatore dell’agenzia di ricerca sociale Codici di Milano, collaboratore della rivista Lo Straniero diretta Goffredo Fofi, ha lavorato anche per Rai e Radiopopolare, per il Ministero delle Politiche giovanili e quello del Welfare, per diverse ASL, Università e Scuole di Formazione Professionale. Fra i temi di ricerca, analisi e intervento sociale si segnalano quelli delle culture giovanili, dei consumi e delle dipendenze, dell’innovazione tecnologica e del mutamento sociale, dei processi di emarginazione e impoverimento.
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