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MBT: no ai progetti standard. Lavoriamo solo con il centro media, ad hoc

16/10/2009

A parlare è colui che ha voluto per l’antiscarpa una sede tutta italiana. Una delle 7 nel mondo, mentre la distribuzione di paesi ne coinvolge ben 35. E’ Herbert Kristler, nel 2005 iniziò come distributore e nel 2007 fondò la MBT Italia, a Tarvisio. Per chi non la conoscesse, si tratta dell’azienda delle antiscarpe quelle inventate agli inizi degli anni ’90 dallo svizzero Karl Müller, mutuando la camminata a piedi nudi dei Masai per dare sollievo alle posture affrante degli occidentali. Ma, diciamolo, all’inizio erano proprio bruttine. A cambiarne le sorti l’incontro con il design nostrano, sfidando già oggi a riconoscerle nel cambiamento sortito dalla collezione invernale e promettendo ancora di più con la prossima estiva. 

Tanto da potersi regalare il 3° monomarca a Milano, dopo aver testato il prodotto nei due store che l’hanno preceduto, di Lecco e Caorle. Sapendo che questa scarpa va prima di tutto capita. Dunque investendo parecchio nella formazione del personale. In quanto a comunicazione, invece, porte aperte alla rete (nel sito antiscarpe.it si è di recente concluso un contest che ha visto due giovani design vincere proponendo la loro interpretazione delle MBT) ma anche a iniziative speciali e alla stampa. Ancora out lo spot, perché ci sarebbe troppo da dire. In quanto a partner, MBT italia preferisce tenere salde nelle proprie mani le fila strategiche, collaborando con MindShare nella definizione delle operazioni ideate. La ragione? Allergia per una comunicazione a cassetti, in cui la proposta sarebbe una tra le tante standard. 

Al microfono di youmark Herbert Kristler direttore generale MBT Italia.

 

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