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Adrian Holmes (Y&R Emea) e Vicky Gitto (Y&R Brands)


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Massimo Costa, chairman - ceo Emea - Y&R Brands
La campagna con cui è stato annunciato il trasferimento nella nuova sede
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Y&R Brands: il funerale dell'io. Con l'estero a dare una mano

28/05/2009

Per un mercato che tutto sommato non c'è ancora e che va creato. O perlomeno stimolato, in modo da esserci quando ce ne sarà bisogno. Aprendosi ai contributi d'oltre confine, perché integrazione può significare anche questo. Lasciando da parte i protagonismi per una più moderna visione corale. Così si spiega la partecipazione ieri a Milano di un parterre internazionale del network alla presentazione della 'nuova' Y&R.

Che d'ora in poi resterà in Italia l'agenzia di piazza Duse solo nell'immaginario, avendo deciso di proiettarsi nel futuro con gli uffici milanesi di via Tortona. Dando maggiore significato a quel 'brands' con cui ora ama appellarsi. Nel palazzo disegnato da Matteo Thun confluiscono infatti sei sigle. Adrian Holmes, executive creative Y&R Emea, spiega ai microfoni di youmark come colmare un gap lungo dieci anni, mentre Vicky Gitto, neo executive vice president - group executive creative director Y&R Brands, non nasconde desiderio e ambizione di alzare il tiro in nome di un linguaggio più internazionale.

Facendo tesoro di nuovi talenti, come Matteo Sarzana, 28 anni, chiamato a dirigere la sede italiana di VML, vale a dire web, unit di 25 professionisti che agiranno trasversalmente nel gruppo. Oltre che da Young&Rubicam (pubblicità), fatto anche da Wunderman (relationship marketing), Burson Marsteller (pubbliche relazioni), Landor (corporate identity), Sudler & Hennesey (healthcare). Mentre Meadiaedge:Cia contribuisce con un team di planner fisicamente collocati qui (in tutto 270 persone, età media 30 anni).

Un piano per ogni expertise, superando le barriere del marchio di appartenenza. Così ha voluto Massimo Costa, chairman - ceo Emea - Y&R Brands. Che all'integrazione ha dedicato anche un premio. Sia essa in ambito economico, sociale o culturale. Andando a valutare i risultati ottenuti, il coinvolgimento (delle persone ad esempio), la coerenza rispetto all'obiettivo.

Questa dunque la squadra che inizia a giocare. Detto ciò, le partite si decidono (e vincono) in campo.

 

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