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Francesco Barbarani, country manager MySpace Italy
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Facebook per ‘trombare’. MySpace, per contenuto

15/05/2009

La licenza poetica è a firma Andrea Pellizzari, la ‘Iena’ dj che, intervenuto ieri alla conferenza stampa MySpace, non ha nascosto di preferirlo. Allargando la portata del paragone al confronto tra X Factor e Grande Fratello, per dirla in modo televisivo. Perché, sempre di reality si tratta, ma quanta la differenza. E seppure i numeri italiani (oltre 11 milioni di utenti) sembrerebbero dare ragione a Facebook, la qualità chiama alla ribalta il più sofisticato MySpace (2,7 milioni). Ed è poi di lui che si è voluto parlare, ieri durante la conferenza stampa milanese di presentazione di una ricerca a firma Aegis sul vissuto dei social network nel nostro paese. Annunciandone un futuro con i contenuti al centro. Una community, insomma, unita da ‘affinità elettive’, che sa guardare oltre il quotidiano in nome di creatività e passioni. Seppur con la musica nel cuore (5 milioni di band registrate nel mondo, 260.000 solo in Italia). In rete e fuori, con gli ormai noti Secret Show. 

In effetti, ora che i social network si sono imposti quale evoluzione più apprezzata dell’era web 2.0, sintetizzando al loro interno tutte le forme di interazione già esistenti, dai blog alle chat, ai video, il problema della concorrenza si porrà sempre più stringente. Mettendo al centro delle riflessioni le differenze. Anche perché il giorno continuerà ad avere sempre e solo 24 ore, imponendo delle scelte. Dunque, c’è social network e social network. Fondamentalmente, quelli bonding, che lavorano sulla densità della rete preferendo legami forti fondati sulle analogie, e quelli bridging, dove la massa critica deve essere enorme, puntando su tanti legami seppur deboli. 

Così, dalle evidenze dell’indagine Aegis (condotta in una prima fase esplorativa su 6 focus group di utilizzatori di social network, seguita da una fase valutativa attraverso una ricerca quantitativa su un campione di 1.270 utenti, dai 16 ai 49 anni) in primo luogo emerge come l’età faccia da spartiacque nelle ragioni che spingono all’utilizzo. Maggiormente orientati alla relazione i 18-24enni, quasi si trattasse di un’altra faccia delle amicizie off line, ricercando divertimento, entertainment, esplorazione. I 25-34enni, invece, ricercano sì la possibilità di allacciare nuove relazioni, ma in ottica maggiormente finalizzata e lamentando i primi sentori di criticità. 

E veniamo a MySpace. Il suo vissuto disegna un brand dall’immagine definita. Una community creativa, in cui gli utenti sono lì per far vedere le proprie abilità. Mescolandosi volti noti e non, in nome di una passione comune, sia essa quotidianità o aspirazione. Insomma, la manifestazione di sé che trova uno spazio dove esprimersi e farsi conoscere, una modalità per allargare il cerchio delle proprie relazioni, ma guardando alla condivisione di passioni, all’interscambio, non al numero. Allontanandosi dalla propria realtà di tutti i giorni, che invece impregna il vissuto di altri social network, in nome della creazione di contenuti, la cui condivisione creerà gruppo. Puntando alla visibilità editoriale del proprio lavoro, non solo della lista di amici. Non a caso, uno degli aspetti più apprezzati è la possibilità di personalizzare la propria pagina, unitamente alla condivisione di contenuti.

 

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