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Milan Nitzschke, marketing e communication manager Solar World
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Fare il pieno all’auto con il sole. Un prototipo per comunicare

06/05/2009

Per oggi ancora un sogno, ma con SolarWorld No.1°a dimostrare come è lì che si deve arrivare. Nato dalla collaborazione tra l’omonima azienda operante a livello mondiale nella produzione di impianti fotovoltaici e l’Università per le Scienze Applicate di Bochum, il prototipo ha fatto la sua prima apparizione italiana ieri a Milano, dimostrando che fare il pieno con il sole è possibile. Tanto che con la corsa organizzata nel traffico cittadino ha inteso pure comunicarlo. Come a youmark racconta Milan Nitzschke, marketing e communication manager Solar World, spiegando anche che un’auto così sarà sempre troppo cara. Meglio puntare sull’elettrica, caricandone a solare le batterie. 

Lunga 5 metri, larga 1 e 80, pesa 200 kg e, grazie ai suoi 6 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sul dorso, viaggia alla velocità massima di 120 km/h, con una media di 85 km/h. Presentata ieri a Milano in anteprima assoluta per l’Italia, ha già partecipato a numerose competizioni dedicate alle vetture a energia solare. Dal debutto alla ‘World Solar Challenge’ (Wsc) in Australia nel 2007 (si aggiudicò il premio speciale per il design ed il quarto posto nella classifica assoluta), alla ‘North American Solar Challenge’ (Nasc) nel 2008, dove percorse i 4.000 km che portano da Dallas in Texas, lungo le Great Plains, fino a Calgary, sulle Rocky Mountains. E anche quest’anno non si lascerà scappare l’occasione di un nuovo titolo, partecipando nuovamente, il prossimo autunno, alla ‘Wsc’ in Australia, attraversandola sulla Stuart Highway per oltre 3000 chilometri. 

Ma quante probabilità ci sono che un prototipo da competizione diventi un giorno l’utilitaria per tutti? L’applicabilità delle soluzioni progettuali alla vita di tutti i giorni è requisito indispensabile per poter partecipare al World Solar Challenge. Significa che SolarWorld No.1 deve farsi strumento di comunicazione, per diffondere conoscenza. Per chiamare alla sfida del solare le nuove generazioni. Anche perché il progresso tecnologico sul campo muove ‘alla velocità della luce’.

 

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