La stampa ha bisogno di metodo e di sistema. Altrimenti non si va oltre la crisi
16/04/2009
Perché gli stati generali voluti dal presidente francese Nicholas Sarkozy e sfociati nel libro verde per superare la crisi della carta stampata possono fare scuola anche nel nostro paese. Ovviamente tenendo presenti la debite differenze, ma soprattutto partendo dal presupposto che senza una visione di sistema, senza un metodo che oggettivamente voglia prendere in esame l’intero comparto, la crisi non si supera. E nemmeno la soddisfazione per aver finalmente vagliato il tanto atteso contratto nazionale potrà bastare. Così come non risolutive sono le norme per la tutela degli impieghi a rischio. Occorre guardare avanti. Ragionare gli stessi prodotti editoriali, interrogandosi su cosa si voglia effettivamente oggi da loro. Ridisegnare i contorni di un comparto sempre più bersagliato dalla concorrenza del web. Al cui propostito, Bernard Spitz ipotizza un futuro di contenuti a pagamento, come è avvenuto per la tv. Con la stampa scritta a farsi alternativa premium, non più prima scelta. Scremando tra comunicazione e informazione. Tra player che seguono e player che non seguono le regole giornalistiche.
Ma, ieri a Milano, il rapporto tra carta stampata e web non è volutamente stato il tema fulcro dell’incontro 'Il Livre vert per la stampa. Proposte francesi contro la crisi'. Che ha visto le tesi di Carlo Malinconico, presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, e Franco Siddi, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, avvicendarsi agli stimoli del racconto del lavoro francese da parte di Bernard Spitz, docente di Economia della comunicazione alla Sorbona di Parigi, giornalista per Le Monde e direttore generale di Canal+, con Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a vestire i panni del moderatore.
In super sintesi, ci si è interrogati sulla bontà del modello di intervento francese, che ha saputo ragionare sistemicamente il problema, intervenendo a più livelli su tutte le cause. Non solo, dunque, l’investimento statale di 600 milioni di euro in tre anni, ma anche interventi strutturali. Dal rinvio delle tariffe postali al raddoppio del costo delle comunicazione istituzionale dello Stato, dal sostegno dei rivenditori e delle società per la consegna a domicilio all’abbonamento gratuito per un anno a chi compie 18 anni, al superamento della legge Bichet (prevede che la distribuzione della stampa sia fondata sul principio della mutualizzazione dei costi, con le piccole pubblicazioni che utilizzano una rete finanziata dai grandi editori).
Nel proporvi di ascoltare lo stralcio dei diversi pareri, anticipiamo che Siddi, sottolineando l'importanza di una logica sistemica e ammettendo che essere partiti dal welfare significa aver iniziato dalla coda, ha lanciato la proposta di collaborazione con gli editori perché si torni a ragionare i giornali in relazione a quanto il pubblico vuole da loro, sottoponendo anche il digitale alle stesse regole della carta stampata, oltre che provocando con la proposta di una tassa sulla pubblicità televisiva, così da incentivare il travaso.
Malinconico, invece, ha richiamato il governo al suo ruolo di riferimento, perché Stato e politica non possono risolvere tutti i problemi, ma devono fungere da collanti per la realizzazione di un tavolo di discussione tra le parti. Inoltre, ha fatto appello all'obbligo legislativo che lo stato investa il 60% delle sue comunicazioni a favore della carta stampata (limite che scenderà al 50% con la digitalizzazione della P.A.), oltre che incitato perché internet non diventi mezzo per saccheggiare la professione giornalistica e sostenuto la necessità di spingere i giovani alla lettura.
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