Nasce Scienzainrete e Passera annuncia il primo miliardo all’innovazione
17/03/2009
Meglio, al finanziamento di progetti di ricerca e innovazione. Un credito a lungo termine, senza garanzie reali, perché a fare da garante sono le università. Realizzando il triangolo virtuoso da Intesa Sanpaolo auspicato, con banche, atenei e aziende impegnate in prima linea per lo sviluppo. Tanto che, come da Corrado Passera, consigliere delegato e ceo, annunciato, si parte con il secondo. Miliardo, s’intende. Sostenendo, assieme a Regione Lombardia, pure il nuovo web journal ‘Scienzainrete’, promosso da Gruppo 2003 e diretto da Roberto Satolli, per l’occasione intervistato da youmark. Obiettivo, fare informazione. Dunque, critica e confronto sui temi di una scienza a 360°.
In Italia la ricerca scientifica è cenerentola. Da sempre. Avendo optato il nostro modello per uno sviluppo senza ricerca. Il che la dice lunga. Soprattutto in tempi di crisi. Quando altri paesi credono sia il momento di spingere l’acceleratore. Perché la scienza, la ricerca, è chiave per ripartire. E non solo in termini di rilancio dell’economia, ma anche in senso sociale e culturale.
Non a caso, la Spagna ha aumentato del 20% i suoi stanziamenti in ricerca. In Inghilterra si sono di recente garantiti 1,6 miliardi di sterline alla medesima attività delle università. Obama ha riconosciuto 1,1 miliardi di dollari al solo comparto farmaceutico. Non sono che esempi. Perché senza fondi non si può fare programmazione. Ed è inutile ricordare che il nostro paese in materia vanta solo record al ribasso. Abbiamo la metà dei ricercatori della media europea, a disposizione cifre della metà inferiori e la ricerca privata ha un valore tra i più bassi, superando solo il Portogallo.
Ma il vero dramma sta nell’assenza di meritocrazia. Con la destinazione dei fondi a seguire criteri indifferenziati, a pioggia, e spesso, peggio, a essere distribuiti secondo logiche clientelari. Tanto che da noi non c’è equilibrio tra chi viene e chi va. Non risultando essere attrattivi per nessuno, infatti, ci dobbiamo accontentare della sola diaspora dei nostri talenti.
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