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Dorizza Rodriguez/Leo Burnett: largo ai meglio. Via alle gare

21/01/2009

Perché saranno la risposta più ovvia che i clienti sfodereranno alla crisi. In cerca di freschezza e rassicurazione. Ma anche di utilità. Pensando a una creatività che risponda subito agli obiettivi di breve, su cui loro stessi verranno misurati. Il che potrebbe rischiare di ‘svendere’ le marche. Con il numero di agenzie invitate alla consultazione già a svelare l’intenzione creativa. Perché più sono, più non è quello il fine. Enrico Dorizza e Sergio Rodriguez, group creative director Leo Burnett Italia, dall’alto dei numerosi premi nel 2008 vinti si raccontano a youmark. 

Diciamolo. E’ stata l’agenzia italiana più premiata. Soprattutto lo è stata all’estero. Sposando in qualche modo il giudizio dato da Al Kelly, executive creative director Fallon, sulla necessità di distinguere tra premi e premi e indicando nel Gunn Report la propria bibbia. Dunque, solo 4 i podi che contano, anche se poi ve ne sono anche di regionali e di locali che fanno punteggio. In ogni caso, comunque, non rendono ricchi. Nemmeno famosi. Semplicemente gratificano. Almeno in Italia, perché vi sono contesti in cui il bravo creativo è alla pari di una rock star. Intendendo riferirsi al Brasile. 

Non sarebbe poi male, si potrebbe aggiungere. Senza dimenticare che l’agenzia di pubblicità basa il suo business sull’idea. E nonostante la crisi renderà il lavoro più faticoso, è all’ottimo livello creativo che bisogna comunque puntare. Con il new business che è sempre linfa. Elettricità, stressante eccitazione, libertà. Potendo scegliere, poi, per il 2009 sarebbe bello si chiamasse lusso.

 

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