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Emanuele Pirella, la stampa ha bisogno di anima. Basta con l'imitare web o tv
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Mercato. E se fosse finita un’era. E se si dovesse cambiare tutto?

16/01/2009

'Tutto cambia. Cambiamo tutto?' E’ questo il titolo della due giorni romana voluta da Upa e AssoComunicazione in programma i prossimi 11 e 12 marzo. E il punto di domanda è d’obbligo. Come lo stesso Lorenzo Sassoli De Bianchi, presidente Upa, ha tenuto a precisare al microfono di youmark, ieri, a Milano, in occasione della conferenza stampa che ha presentato l’iniziativa. Il che un po’ spiace. Perché suona come il lancio del sasso per ritirare la mano. Una sorta di mancanza di coraggio. Quando invece la situazione chiede risposte forti. Volontà di rimescolare le carte. Di pensare al nuovo. Assumendosi pure i rischi che tutto questo comporta. 

Ma non è il caso di tirare le somme prima del tempo. Sicuramente una riflessione collettiva non può che giovare a questo mercato. Anche perché sul tavolo della discussione i temi sono molteplici. Scegliendo di evitare il sensazionalismo di una parata di star, a favore di  relatori capaci di condensare e trasferire il senso della loro esperienza. Il tutto suddiviso in due giornate. A Roma. Spiegando la scelta con la necessità di 'rapire' tutti, così che la lontananza dal quotidiano favorisca la concentrazione. 

La prima, dedicata al nuovo consumatore che non sta più al suo posto, affrontata da nomi come il sociologo Francesco Alberoni, Alberto Alesina, professore di economia presso l’Harvard University, Arianna Huffington, fondatrice dell’Huffington Post, intervistata da Kara Swisher, giornalista del 'Wall Street Journal'. Ancora, Andy Lark, vicepresident global marketing & communications di Dell, Manuel Andres, amministratore delegato Nestlé Italia, Andy Sernovitz, co-fondatore della Word of Mouth Marketing Association.

La seconda, affondando nell’evoluzione dei mezzi di comunicazione, nei cambiamenti e nelle interconnessioni, grazie ai contributi dei top manager dei diversi mezzi (da Mediaset a Rai, dal Gruppo Mondadori al Gruppo Espresso, e poi radio, cinema, affissione, internet). Di Enrico Finzi, presidente Astra Ricerche, con gli ultimi dati de ‘Il Futuro della Pubblicità’, di Reid Hoffmann, fondatore e presidente di Linkedin, anch’egli intervistato da Kara Swisher, di Mainardo De Nardis, prossimo ceo Omd Worldwide a partire da marzo 2009. Con l’elenco in evoluzione, potendo ognuno seguirne gli sviluppi direttamente sul sito tuttocambia.it.

Tenendo a mente che l’obiettivo dichiarato è cercare soluzioni. Perché la situazione non è delle migliori, con le aziende a navigare a vista, pronte a rivedere i budget sulla base delle vendite, nel paradosso contemporaneo che vede i consumi trainare la pubblicità. Secondo una ricerca interna Upa, comunque, il 70% degli investitori considera la comunicazione necessaria. Nei fatti, però, il 40% di loro dichiara la diminuzione del proprio impegno. Il 35% conferma le cifre, il 25% pensa all’incremento. Con i settori più martoriati, quali auto e beni semidurevoli, a ricordare di questi dati il limite della non ponderazione.

Per quanto riguarda i media, invece, le scelte confermano un’Italia Tv centrica. Il piccolo schermo, infatti, conquista il 65% delle volontà di investimento, contro il 40% della stampa, il 40% del web, il 36% della radio, il 10% dell’esterna e il 5% del cinema.

Aprendo un discorso ad hoc sulla tanto bersagliata editoria nostrana. Con la stampa a richiedere più di altri un ripensamento, sicuramente in ottica di ‘fusione’, almeno commerciale, con il web. E per dare un primo segnale a quotidiani e settimanali italiani, la campagna a sostegno del Summit, firmata Lowe Pirella Fronzoni, ha scelto proprio loro per esordire. A partire da oggi.

 

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