Come comunicare in Cina e Usa
16/06/2007
In Cina è il passaparola l’arma del successo. Il target così detto ‘superiore’ ama fare community e condivide le sue marche. Negli Usa, invece, vince l’esclusivo. Per entrambi, poi, è fondamentale il retail. Ma se in Usa il food made in Italy fa brand, in Cina il nostro 'alimentare' ha ancora poco appeal, al contrario del resto.
L’occasione per riparlarne l’ha offerta il convegno ‘Interventi locali per un successo globale’ svoltosi a Verona lo scorso 11 giugno, presso la sede della Confindustria. La ricerca ‘comunicare le marche italiane in Usa e Cina’, infatti, grazie all’intervento di Carlo Erminero, fondatore CE&Co,ha qui fatto la sua seconda apparizione ponendo l’accento sul rapporto tra comunicazione e successo dei prodotti italiani all’estero, concentrandosi su moda, elettrodomestici, arredamento, vini e alimentari. Realizzata da CE&Co con la sponsorizzazione di Confindustria e Assolombarda, aveva avuto presentazione ufficiale durante le ‘giornate della comunicazione’ organizzate nel 2006 da Assolombarda.
Risultati
Diverse le conclusioni interessanti. E’ innanzi tutto certo che la comunicazione dà un fondamentale contributo alla marca, la cui affermazione, poi, deve passare attraverso forme differenti di comunicazione, la cui efficacia varia da Paese a Paese. La ricerca ha indagato un target così detto ‘superiore’, con discriminante negli almeno 70.000 euro l’anno di reddito. Se negli Usa, e specificatamente nelle aree della California e Costa Occidentale, esso rappresenta il 20% di un universo pari a circa 30 milioni di persone, in Cina, zone Pechino, Shangai e Nanchino, vale il 5%, ma di ben 330 milioni di persone.
Confermata ovunque la relazione tra esposizione pubblicitaria e ricordo del brand.
La Cina vuole ‘esperienza’
Per le donne cinesi il ‘come’ si conosce è basilare. Dunque, il canale è più importante della creatività. Per cultura, infatti, l’universo femminile si fa qui portavoce di una voglia di condivisione che abbraccia anche l’identificazione dei brand. In Usa, ma anche in Europa, invece, si tende a voler possedere le proprie scelte, vantandone la diversità rispetto a quelle altrui. Ecco perché in Cina è fondamentale riuscire a innescare subito il meccanismo del passaparola, facendo parlare di sé. In caso contrario sarà molto difficile entrare a far parte delle preferenze del gruppo. Di qui l’accento sugli eventi, su quanto riesce a passare attraverso l’esperienza personale, facendo conoscere il prodotto in un contesto di partecipazione. Altrettanto di impatto le relazioni pubbliche, con in testa l’attività d’ufficio stampa.
Più il ‘consumo’ è nuovo più la marca è status
In realtà non c’è di che stupirsi. Per i Paesi che iniziano a ‘consumare’, infatti, la marca diventa fonte di grande fascino, perché collante di una nuova classe sociale che inizia a definirsi creando i propri riti e ruoli. Non a caso, la Cina non sente ancora il richiamo del nostro food e nemmeno dei nostri vini, legata com’è alla propria tradizione culinaria. Al contrario di quanto accade negli Usa, dove il made in Italy a tavola è veramente un plus. Per entrambi i paesi, comunque, determinante nelle scelte d’acquisto è la comunicazione sul punto vendita.
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