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Gerritsen/Burson Marsteller: purpose significa performance

17/10/2008

L’occasione, l’open day milanese che Burson Marsteller ha dedicato ieri a tredici suoi clienti perché presentassero ai giornalisti le offerte di Natale. La novità, il nuovo sito frutto di un lavoro a livello europeo. Il credo, la purpose. Identificata quale trend su cui muoverà la nuova comunicazione, meglio, lo stesso modo di essere impresa. Ovviamente in sinergia con la performance. Tanto da dedicare ad entrambi una ricerca, Purpose&Performance, dalle cui evidenze ha preso corpo un prodotto concreto da offrire alle aziende. Come a youmark racconta Eric Gerritsen, ceo Burson Marsteller Italia, european practice leader corporate communications, senza dimenticare di dare appuntamento al prossimo World Business Forum, che vedrà la sua agenzia media partner per il terzo anno consecutivo. 

E’ proprio vero. I tempi sono cambiati. E a rendere merito al nuovo c’è lo stesso modo di essere azienda. Oggi obiettivo raggiunto solo da alcune, ma domani necessità per tutte. Tra gli esempi da imitare, PepsiCo, che Indra Nooyi, ceo, ha voluto fortemente impostata sul valore imprescindibile che la purpose ha nel raggiungere la perfomance. Così Johnson & Johnson, o l’indiana Infosys, che per mission dice di essere delizia per i propri consumatori

Niente a che vedere con il ‘buonismo’. Come dimostra la ricerca condotta a livello europeo, infatti, in gioco c’è  il business, forse addirittura la sopravvivenza. Lo lasciano intendere le risposte alle duecento  interviste condotte, 50% delle quali a esponenti dei vertici aziendali, ceo, general manager, responsabili comunicazione e marketing, e il restante 50% a chi conta dell’esterno, dai professori universitari agli analisti finanziari. 

Diverse le conclusioni, riassumibili in tre essenziali. Il 90% degli intervenuti pensa che la purpose diventerà sempre più importante nei prossimi anni. Il 40% già crede che la reputazione di un’azienda rifletta la sua purpose. Solo un’azienda su tre ne verifica la comprensione da parte dei dipendenti. 

Non a caso, alla teoria è seguito lo sviluppo di un prodotto diagnostico concreto, capace di comprendere l’atteggiamento dei diversi stakeholder, sulla base di interviste one to one. Perché oggi sono loro ad avere il potere. E sono tanti, diversi e sempre più informati. Dunque capaci di incidere sulle sorti aziendali, con la complicità della rete ad allargare portata e profondità della loro influenza.


 

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