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Daino/Crn Gruppo Ferretti: volutamente 'piccola’, proprio per i mega yacht

07/10/2008

Stiamo parlando dell’agenzia. Che la recente gara indetta da Crn ha voluto di medie dimensioni, scartando a priori la partecipazione delle grandi. Perché troppo dentro mezzi di comunicazione qui ininfluenti, estranei alla cultura di marca e di settore. Scegliendo tra cinque Unbranded, proprio lo scorso luglio. In occasione del Salone internazionale di Genova, che dal 4 ottobre prosegue sino al 12, youmark ha intervistato Raffaella Daino, responsabile comunicazione e immagine Crn Gruppo Ferretti. Soprattutto per la voglia di sognare. Non solo grazie a barche da mille e una notte, ma anche per le cifre. Perché questo settore nel suo complesso cresce. A discapito della crisi che si imbatte su tutto. Dati dell’Unione Nazionale dei Cantieri parlano di un 2007 che chiude a +11,4%, presagendo anche per il 2008 un risultato altrettanto positivo. Merito dell’export e della fascia più alta del mercato. 

Crn è l’alto di gamma del Gruppo Ferretti. Per intenderci yacht dai 40 metri in su. Il più grande costruito arriva ai 60, ma sta per esserne ‘sfornato’ uno nuovo di ben 72 e ne è in programma un altro che batterà pure questo record.   

E’ incredibile che in un momento come questo ci sia tanta richiesta di barche di tale portata. E’ vero, tra l’altro, che nel vostro settore il vantaggio va tutto proprio a favore di questo segmento e che lo si deve in primo luogo ai ‘nuovi’ ricchi?
“Certamente la crisi allarga la forbice. Per quanto riguarda i nuovi clienti, i mercati emergenti, dalla Russia ai paesi Arabi sono realtà già da tempo. Senza dimenticare il ruolo che continua a competere all’Europa”.

Quanto tempo ci vuole per costruire uno dei vostri yacht e quante persone ci lavorano?

“In quanto al tempo, dipende. Se barche di ‘serie’ o ‘custom’, con progetti che nascono da zero in sintonia con il cliente. In media, comunque, possono servire dai due ai quattro anni. Oggi siamo in overbooking, con un portafoglio ordini completo per un certo numero di anni. Da noi, ogni giorno, lavorano 1.200 persone, tra interni e ditte esterne”. 

Come si comunica un prodotto così? 
“E’ difficile sintetizzare una barca in un concetto, in un'immagine. Si tratta della sintesi di molto. Design, ingegneristica, tecnicità, made in Italy, lusso, eleganza, esclusività. Per comunicare un mega yacht non vanno bene i meccanismi classici. Una pagina pubblicitaria qui non riesce a invogliare il cliente”. 

Dunque, che tipo di comunicazione è la vostra, quali gli obiettivi?
“Il fine è rafforzare il nostro posizionamento. Per noi il contatto diretto è tutto. Non sono molti i cantieri che fanno mega yacht e il potenziale cliente può visitarli anche tutti prima di scegliere. E’ un mercato dove anche il singolo acquirente fa la differenza".

Si parla di fedeltà alla marca?
“Assolutamente sì. Per questo lavoriamo molto dl posizionamento. Spesso succede che un cliente Ferretti desideri una barca più grande, volendo sempre la firma del nostro gruppo”. 

Ma come si rafforza il proprio posizionamento?
“La pianificazione prevede anche la pubblicità classica, su riviste di settore e affini, dalla finanza al lifestyle. Oltre al below. Abbiamo già realizzato la brochure”. 

Firmata Unbranded, l’agenzia che si è aggiudicata la vostra comunicazione vincendo la gara. Cosa vi ha convinto?
“Premesso si è trattato di una gara tra cinque agenzie di medie dimensioni, scartando a priori le grandi perché abituate a mezzi che non appartengono alla nostra cultura, ci ha convinto per affinità, feeling, capacità di interpretarci in un certo modo, con una creatività stimolante”. 

Voi con Unbranded, Ferretti Yachts con Lorenzo Marini & Associati. Perché non avete preferito scegliere un’unica agenzia per tutti i npve brand del vostro Gruppo, magari potendo sfruttare anche conseguenti economie di scala?
“Perché è più importante che si possa esprimere appieno la propria personalità, in autonomia di scelta”. 

Siamo in periodo di pieno Salone. Quanto contano per voi le fiere?
“Moltissimo. Della gestione ce ne occupiamo internamente. Si tratta dell’unica occasione di vedere realizzati gli yacht, ovviamente previo placet dell’acquirente. Al di fuori dei saloni, infatti, i contatti avvengono in cantiere, durante le lavorazioni”. 

Quali gli altri eventi fondamentali?
“L'evento per eccellenza è il varo. Che chiude un percorso di anni. Emotivamente intenso, per l’acquirente, ma anche per chi lavora in cantiere. Ricordando che ogni yacht è fatto da persone, non si impiegano macchine, non c’è automazione, solo lavoro artigianale. Il varo è una festa, per tutti. Anche per la città. Arriva anche a 2.000 partecipanti, continuando la sera, con inviti estesi a 600 ospiti”. 

Quali saranno i prossimi vari?
“Saranno due, uno susseguente all'altro. Vareremo un 43 e un 40 metri”.

 

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