Vichy Gitto alla BlogFest, tra informazione, disinformazione, gossip
18/09/2008
Forse vale anche la pena di aggiungere e ‘beghe di cortile’. Peccato che quello in questione qui sia il web. E che il rischio che la rete possa troppo facilmente diventare preda di manipolazioni e strumentalizzazioni, se non di polemiche fini a se stesse, sia così reale. Con l’aggravante che queste riflessioni succedono a fatti avvenuti in un luogo dedicato all’interscambio culturale, per la divulgazione della comunicazione in rete. Ci riferiamo al discorso che il group executive creative director del Gruppo DDB ha tenuto a Riva del Garda in occasione della BlogFest e alle discussioni che ne sono seguite. Youmark non c’era, ma ci è sembrato giusto dare parola al diretto interessato.
L'accaduto è la dimostrazione di quanto internet sia potente nell'amplificare i messaggi e, quindi, anche i giudizi. Oggi su una persona, domani su un brand, come su tutto. E qui sta la forza e la debolezza del mezzo, perché dietro ogni dichiarazione ci possono anche essere motivazioni non necessariamente politically correct.
Ma torniamo a noi. Sotto accusa l'intervento di Gitto 'Non chiedetemi quale sarà il futuro della pubblicità', nello specifico il riferimento all'attentato dell'11 settembre alle Torri Gemelle, quale campagna dall’enorme tasso di creatività. Ovviamente specificando ogni astrazione da valutazioni etiche e morali, concentrandosi solo sulla forza di quell’idea in rapporto al fine. Il punto è che, pur considerando legittimo lo scalpore e il fastidio che un’affermazione di questo tipo abbia potuto scatenare, non altrettanto trasparente è poi stata la catena di accuse e post derivata dal commento di un blogger, allargando dalla sfera professionale a quella personale. Dunque, superando, forse, ogni legittimo confine. Solo per citarne uno, quello di Costantino della Gherardesca.
Dal canto suo, Gitto considera la vicenda già chiusa. "Il mio intervento alla BlogFest 2008 voleva solo far riflettere su come i cliché nei metodi di giudizio di un progetto digitale, possano essere un limite. Per farlo ho dimostrato che la creatività a volte si nasconde dove non immaginiamo neanche, portando un esempio volutamente estremo, tra l’altro già discusso e argomentato da giornalisti e intellettuali di mezzo mondo.
Tutto questo per supportare con un’iperbole la tesi semplice e chiara che nel mondo web i tecnici, fino ad oggi considerati l’anello finale dei percorsi creativi, devono entrare a far parte dall’inizio del processo di sviluppo della creatività. Vedi ad esempio YouTube, idea creativamente straordinaria con una componente di tecnica altissima.
Chi era presente e voleva capirlo lo ha capito. Chi non era presente e si è informato lo ha capito (Blog di Luca Sofri) . Chi era presente e non voleva capire, non lo ha capito. Ma questo è il bello del mondo della comunicazione in Italia, rincorriamo con grande fatica l’evoluzione degli altri paesi - Inghilterra, Germania, Francia, America - appesantiti dal fardello dei finti moralismi e della demagogia".
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