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Torchio/The Others: il grande ha senso solo per poche

16/09/2008

Archivierà il 2008 a +30%. E già pensa all’anno successivo. Con un team che è raddoppiato, passando da sei a dodici persone stabilmente impiegate, forte di una nuova coppia creativa, tutta al femminile. Con Arianna Niero, copy, e Francesca Sfalcin, art, infatti, The Others completa il quadro, acquisendo competenze che dall’advertising tradizionale abbracciano quanto di nuovo fa capo al ‘vecchio’ below. Soddisfatto Paolo Torchio, amministratore delegato. Anche perché, in Italia, ad aver bisogno della mega agenzia sono solo poche aziende. 

Non a caso oggi anche le grandi ‘grattano il barile’, trovandosi in lotta per acquisizioni emergenti prima snobbate. E a vincere sia il migliore. Credendo che il segreto stia nell’ovvietà di tre pilastri concettuali. Creatività, rapporto qualità prezzo e servizio. Il punto è che la trilogia, alla fine da tutti nella teoria dichiarata, non sempre è altrettanto scontata in seno a contenuti e riuscita. 

In che modo e perché voi sentite di esserci riusciti?
“Perché la nostra agenzia può contare sulla presenza fisica e continua dei tre soci, Giangaetano di Camillo, direttore generale, Giorgio Bramante, direttore creativo, e io. E il fatto fa la differenza, agli occhi del cliente e in rapporto ai risultati. In quanto a creatività, poi, seppur rappresenti l’80% del nostro lavoro, l’obiettivo non è vincere a tutti i costi un premio, quanto fare la campagna giusta per quel determinato cliente, in quel preciso momento. Che serva a lui, non a noi”. 

Ma non si rischia di passare per degli ‘yes man’?
“Non ho detto appiattirsi sul cliente. Crediamo nel nostro ruolo di consulenti, nel dovere di dire quello che si pensa, nell’interesse del business del cliente. Un approccio possibile solo se c’è relazione, reciproca conoscenza”. 

Il bisogno di presidiare e di gestire in prima persona il lavoro non finisce per cozzare con la crescita?
“Non ci interessa diventare una realtà da trecento teste. Il nostro obiettivo è uno staff di quindici  - venti professionisti. E’ la ragione per cui siamo nati. Essere ‘gli altri’, diversi. Da noi non esistono persone che ‘non esistono’”. 

Che dire del new business, cosa pensate delle gare?
“Oltre al passaparola che inizia a generarsi grazie ai già clienti, crediamo nelle gare. Con l’obiettivo di partecipare almeno a una ogni mese. E per ora vincendone il 50%. Ci piacciono quelle ‘pulite’, dove si conoscono gli interlocutori, dove potenzialmente ogni partecipante potrebbe vincere”. 

Prendete posizione in merito alla regolamentazione voluta da AssoComunicazione?
“Premesso che non aderiamo a nessuna associazione, e non perché ce l’abbiamo con loro, ma perché sono gli associati a renderne vana l’esistenza disattendendo a ogni ‘raccomandazione’ in nome dei loro interessi di business, riteniamo che la valutazione sulle gare non possa prescindere dalla storia del cliente che la indice".
 
E nessun cliente ha vissuto il vostro ‘non associativismo’ come minus?
“Onestamente sino ad oggi nessun cliente ci ha chiesto se facevamo parte, o meno, di un’associazione, né tantomeno il fatto ha mai rappresentato una discriminante”. 

In merito alle remunerazioni in ‘caduta libera’, come la vedete?
“Per scelta di posizionamento non lavoriamo a commissioni ma a fee. Guadagnare in percentuale all’investito, infatti, ci sembra un evidente conflitto di interessi. Inoltre, lo stabilire a priori una cifra è più funzionale anche in termini amministrativi. Per l’agenzia che ha certezza dei ricavi e per l’azienda che programma alla lira i costi. Tra l’altro, la scelta rientra nella volontà di ottimizzare il rapporto qualità-prezzo. Che non è solo valore assoluto, ma soprattutto giusto e trasparente rapporto tra quanto paghi e quanto compri”. 

Perché, allora, non legare i compensi ai risultati?
“Ci proviamo, ma la sensazione è che oggi siano i clienti a rifiutare l’approccio. In effetti la formula nasconde più di un problema. Quali risultati, misurati come? Se per azioni tattiche le risposte sono immediate, per altre strategiche la soluzione non è altrettanto scontata”.


 

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